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Messina Denaro, la teoria del complotto: "Dopo l'arresto...", deliri e veleni

Renato Farina
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E adesso? Breve analisi per punti su quel che accadrà, anzi sta già accadendo, con la cattura di Matteo Messina Denaro.

1. Per la gente comune rappresenta un sollievo e consente agli occhi un lampo di orgoglio. Punto e basta. Le menate stanno a zero. Dopo di che: oh quanto brigheranno i complottardi barbuti e azzimati.

2. Per il futuro dell'Italia e per il prestigio internazionale del governo Meloni, l'operazione equivale a dieci medaglie d'oro olimpiche. Non siamo uno Stato di latta. Saremo anche una potenza regionale, ma l'efficienza e la civiltà manifestate ieri sul palcoscenico globale nella lotta al crimine organizzato sono un tesoro per la reputazione del sistema-Italia. Gli Usa se la sognano professionalità e pulizia simili. C'erano agenti di Biden a Sinaloa per l'arresto messicano del figlio del Chapo. Buona cosa, ma quanti morti. È stato un fiasco morale. Il contrario dell'armonia di sentimenti positivi che attraversa la nostra nazione da Sud a Nord e fornisce energia di rinascita e getta palate di profumata colla utili a tenere insieme cittadini e Repubblica democratica. La quale ha dimostrato ieri di non essere una matrigna cattiva, maneggiata da una cattiva politica in perenne lite con una pessima magistratura, che prima di Maurizio De Lucia aveva dato mostra di non fidarsi dei carabinieri.

PROVA DI MATURITÀ
Che razza di prova di maturità e meravigliosa efficacia hanno dato i militari dell'Arma, diretti dal generale dei Ros Pasquale Angelosanto, che già con il suo nome fa squillare le campane. Circondare in cento una clinica, senza suscitare panico, arrestando il boss dei boss con calma, dicendo semplicemente «Carabinieri! Lei come si chiama?», «Sono io, Matteo Messina Denaro», senza spianare fucili a pompa (vedi Mafia Capitale che poi mafia non era), senza le sceneggiate sudamericane con poliziotti con il collant in testa e la pistola in aria, circondando di grida selvagge Giovanni Brusca: il quale si meritava tutto questo cento volte, ma non si fa, lo Stato non può mai rinunciare al proprio decoro e al rispetto della persona fosse pure quanto di più lontano dall'umanità sia mai comparso sulla terra. Dunque: viva i carabinieri. Ma anche viva la magistratura.

3. Cosa Nostra, che è una struttura rigidamente gerarchica, ieri si è ritrovata con la testa mozzata. L'arresto di chi dal 2006 era il Capo dei Capi è uno sconquasso simbolico che indurrà a una mutazione strategica e organizzativa. Il fatto è che con Messina Denaro si è estinta la razza dei Corleonesi, era l'ultimo imperatore con l'aureola del terrore a segnalarne il potere. Dopo di lui Cosa Nostra tornerà al suo passato di estorsioni e appalti. Si fanno i nomi del successore, sarà un Re travicello.

BRODO AVVELENATO
4. Il gioco dei retroscena è cominciato. Nella mattinata di ieri La7 ha diffuso una porzione della puntata di Non è l'Arena del 5 novembre. Riproponendo il depistaggio di un gelataio piemontese noto per essere stato l'aiuto logistico dei fratelli Graviano all'ergastolo per le stragi degli anni '90. Il mefistofelico Salvatore Baiardo ha detto in soldoni: Cosa Nostra offrirà al governo Meloni quel rottame di Messina Denaro in cambio di benefici occulti. Frase chiave: «La trattativa non è mai finita». Peccato si basasse su una premessa falsa: per Baiardo la Meloni avrebbe abrogato l'ergastolo ostativo per i mafiosi. Non l'ha fatto. Anzi. Fa niente. Tutto fa brodo avvelenato per el pueblo.

5. E qui siamo allo sventurato teorema della "trattativa criminale". Ieri è rinato dalle sue ceneri, l'ircocervo per una metà fatto da pm ed ex procuratori oggi al Senato, e per l'altra metà, dalla parte diremmo delle corna e degli zoccoli, costituita da giornalisti e cineasti. Sono costretti a sperare che il boss ammalato si trasformi in una risorsa per le loro accuse disperate. Di sicuro non parlerà, non farà il pentito. Ma una bella cimice, un piantone spia e qualcosa rivelerà. Frasi sincopate consentiranno un'interpretazione- che inchioderà ovviamente Berlusconi - su chi siano i mandanti politici delle stragi, e i nomi magari su fino al Quirinale dei burattinai della «resa calcolata alla mafia». Bufale in arrivo.

6. I giudici d'appello hanno spiegato che il generale dei Ros Mario Mori e i suoi collaboratori hanno trattato sì con i capi di Cosa Nostra: ma non per arrendersi ai criminali, bensì per disarmare gli stragisti. Tutte le accuse a Mori (assolto!) di aver ritardato la perquisizione al covo di Riina per fare un regalo alla mafia, si sono dimostrate risibili alla luce dei fatti. Eccoli. Il frutto della trattativa è stata la fine delle stragi e, con l'arresto di Riina, lo spiaccicamento di Cosa Nostra. Ormai è pallida copia di quella che dominava la Sicilia ingigantendo il proprio fatturato fino a portarlo agli inizi degli anni '90 a 70mila miliardi di lire. Al momento della cattura di Totò u curtu, Cosa Nostra era un incrociatore. Messina Denaro quando è stato catturato guidava al massimo una Cinquecento, e la Cinquecento è capottata. Avanti così: è un segnale ai capi della 'Ndrangheta, Camorra e Sacra Corona Unita, ormai più potenti della Cupola sicula. Vi prenderemo.

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