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Papa Francesco, "terza guerra mondiale": una drammatica profezia

Renato Farina
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Dieci annidi pontificato del Papa venuto «quasi dalla fine del mondo», sono un bell’anniversario, rotondo, classico. Il «Buonasera» fu pronunciato – interpretato come un saluto rivoluzionario, mai rimbalzato prima dalla balconata di San Pietro alla folla di fedeli e infedeli - giusto il 13 marzo 2013. Ero in piazza anch’io, ricordo la pioggia leggera, primaverile. Quanti uragani da allora si sono scatenati nel vasto mondo e nella Chiesa. Quanta tenerezza e quanta severità il Papa ha riversato sui tanti dolori e le scarse gioie di popoli e persone “uscendo” (gerundio del verbo più caro a Jorge Mario Bergoglio) da quel colonnato. Dieci anni! Dieci anni cattivi. Ne siamo tutti consapevoli. I tempi più sventurati dopo la Seconda Guerra Mondiale hanno sfondato le porte della casa comune e dominano l’orizzonte.

TERZA GUERRA MONDIALE
Francesco («il primo di questo nome», scrive Avvenire nell'editoriale domenicale dando solennità epocale al decennale) ne ebbe piena avvertenza prima del Covid e della guerra in Ucraina. I Papi vedono prima, un po’ per un certo dono dall’alto che gli tocca d’ufficio, un po’ per la straordinaria copertura informativa grazie alla rete di nunzi, vescovi e missionari.

 

Così, davanti alle divisioni nella “Ecclesia”di sua pertinenza, proprio mentre cercava di ricomporre la frattura con ortodossi e protestanti, e alle minacciose frizioni tra “gli Imperi”, ebbe l’intuizione della «terza guerra mondiale a pezzi» e fu afferrato da santo timore. Percepì il sibilo del serpente, lo scontro tra la Donna e il Drago di cui parla l’Apocalisse, e interessava sì gli Stati, i pianeti, l’universo intero, ma quel «fumo di satana» lo percepì dentro la propria casa, nel tempio (San Paolo VI, 29 giugno 1979).

 

Questo dramma che viveva in sé, ed esponeva in modo appassionato e confuso nelle interviste volanti, ebbe il suo acme a settembre del 2018. Caricò le armi che persino molti vescovi avevano deposto negli armadi delle inutili reliquie. Chiese a tutti i battezzati della “Catholica” la recita del rosario, che persino qualche vescovo aveva svillaneggiato come pratica di gente dallo sguardo ottuso - senza che Bergoglio lo correggesse. Chiese di completarne la recita con due preghiere scivolate nella dimenticanza: anzitutto la più antica invocazione alla Madonna, «Madre di Dio», rifugiandosi sotto la sua protezione, «Sub tuum praesidium confugimus»; e, contro ogni pronostico di presunto modernismo bergogliano, la supplica scritta da Leone XIII a san Michele Arcangelo, e recitata alla fine della Santa Messa prima del Concilio, perché «incateni all’inferno satana e gli altri spiriti maligni vaganti nel mondo per la perdizione delle anime». Chiese preghiera e amore ai poveri, fusi in un unico comandamento. Occorre «riconoscersi mendicanti di salvezza, fratelli e sorelle di tutti, ma specialmente dei poveri, prediletti dal Signore».


GLI ULTIMI
Spiegò a chi separava amore a Dio e amore ai poveri: «Non è un’opzione sociologica, non è la moda di un pontificato, è un’esigenza teologica» (18 novembre 2018). E dove vedere i poveri se non tra gli sventurati che attraversano i mari? Ecco, dopo dieci anni di papato argentino, la domanda da fare a noi stessi e quando fosse possibile a Francesco: siamo cambiati noi, grazie a questo punto bianco di luce nell’oscurità dei tempi? E com’è cambiata la Chiesa? Hanno ascoltato la sua voce i «Fratelli tutti»? Due parole, queste ultime, che sono il titolo della enciclica più importante e più espressiva. Fratelli e tutti. Cristo è per tutti. Come dice Paolo «Cristo tutto in tutti». Per questo bisogna uscire dai bastioni merlati, andare a soccorrere chi giace ferito per strada come fece il Samaritano, piantare le tende dell'’«ospedale da campo» per accogliere e curare questa umanità sanguinante e triste, consegnando la misericordia e la gioia del Vangelo (Evangelii gaudium, 2013). Anche lo sguardo di amore alla natura che lui ha proposto nella «Laudato si’» (2015) non c’entra nulla con l’ideologia ambientalista, ma esprime un’«esigenza teologica» che proviene dalle origini del cristianesimo. Cita espressamente san Paolo: «Dio è tutto in tutto».

Tra questi «Fratelli tutti» chi non ha risposto alla chiamata di Francesco? Bergoglio include anche se stesso, peccatore, come me e te. Di certo il primo Papa gesuita ripetutamente indica i trafficanti d’armi e di uomini, i corrotti (irredimibili), chi nel clero abusa orrendamente dei minori. Ma con una categoria particolare il Papa «perde la pazienza», fino, ha confessato a Elisabetta Piqué de La nacion, a farsi salire il sangue alla testa («A veces me sube el tuco a la cabeza»). I «rigidi», gli «indietristi» (suo neologismo), coloro che amano la Messa antica che ghettizza come fossero untori; assai meno duro è con i (quasi) scismatici e danarosissimi leader della Chiesa tedesca. Domandina delle 100 pistole: chi invece è stato trascurato dal successore di Pietro? Nessuno se l’è chiesto e neppure l’ha chiesto al Protagonista nel corso delle interviste distribuite ovunque. (Libero in questo vanta la vera esclusiva: nessuna intervista, mai).

.... E I PENULTIMI
Un’idea sui dimenticati oso proporla. I semplici. Sono tanti. Sembra talvolta che il loro amato «dolce Cristo in terra» cerchi di educarli o di guarirli da qualche malattia con l’elettrochoc. Così restano malissimo e non capiscono quando leggono che il Papa ritiene una “disciplina” superabile il celibato dei preti, quasi si trattasse di una regola di buona creanza. I penultimi, poveri sì, ma non abbastanza. Quelli che sono antipatici a pelle - i Papi sono umani - , e perciò licenziati o emarginati per spiate malevole.

TORTE E COTILLON
P.S. Questo decennale è stato per i mass media, che dovrebbero essere gli occhi e forse la coscienza del mondo, è stato finora una grande occasione perduta. Grandi torte e cotillon. Hanno cominciato a spegnere le candeline da settimane. I giornalisti non dovrebbero però essere “i cani da guardia” del potere, anche quello spirituale, e chi più del Romano Pontefice lo è? Invece è stato tutto un festeggiamento. Il Sismografo, un blog che - senza essere un canale ufficiale – diffonde dal Vaticano tutto quello che di notevole e problematico appare nei cinque continenti sulla Chiesa, si è addirittura scandalizzato di questa piattezza entusiasta. Risultato nocivo per la missione apostolica che dovrebbe prevalere su quella di difensore dei diritti umani. Nei virgolettati del Papa «lo stesso Cristo appare sbiadito, sullo sfondo, timido, quasi ininfluente. Intanto alcuni collaboratori di Francesco rilasciano interviste peggiori per conquistare, forse, il premio del migliore adulatore. La stampa, in particolare quella italiana, è tutta orientata all’insulso culto della personalità, una collezione di coccodrilli».
Ma il Papa non è morto per fortuna. Ad multos annos, Santità. 

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