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Baby Gang, il rapper islamico minaccia Salvini: "Uno così deve morire"

Fabio Rubini
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«Salvini e Sardone dovete morire. Non ha senso la vostra vita in questa terra». E ancora: «Evitate di parlare di cose che non sapete, soprattutto in Italia dove gli immigrati sono stati pure parecchio gentili con voi». Se qualcuno stava aspettando la risposta italiana ai disordini francesi è stato accontentato. A scrivere sui social queste- ed altre - frasi deliranti è stato il trapper Baby Gang, al secolo Zaccaria Mouhib, 22 anni appena compiuti - italiano di nascita, da famiglia marocchina- e una fila di reati decisamente più lunga di quella dei suoi successi musicali.

 

 

 

IL VIDEO DELLA SARDONE

A scatenare la sua ira pare sia stato un video di Silvia Sardone, eurodeputata della Lega, nel corso del quale, analizzando i disordini in Francia, spiegava che all’origine delle violenze non c’era solo la questione del ragazzo ucciso, ma il fatto che «per anni non si è fatto nulla per arginare l’immigrazione e l’islamizzazione del Paese», che «la sharia si allarga sempre più» e che «questa rivolta è l’inizio di un fenomeno per cui le nuove generazioni di origine africana di fede islamica alzano la testa, ribellandosi alle istituzioni e al nostro modo di vivere». E chiudeva la sua analisi così: «Se lo Stato retrocede, l’islamismo e gang criminali prendono il sopravvento».

Parole che evidentemente hanno infastidito il trapper che ha reagito con una violenza verbale che va- e di molto - sopra le righe. Oltre alle frasi già citate, Baby Gang scrive che è «meglio non provocarci (gli islamici, ndr) perché diventiamo una razza di merda, più di quello che potete pensare e soprattutto se parlate di religione sappiate che ogni musulmano per la sua fede e il suo Dio è pronto a morire». Frasi che in un contesto normale potrebbero essere derubricate alla voce “cazzate post adolescenziali”. Se a pronunciarle, però, è un ragazzo che ha passato più di metà dalla sua vita tra carceri e comunità; che a leggere le cronache giudiziarie, ha una certa dimestichezza con rapine, sparatorie e detenzione illegale di armi e che è seguito sui social da oltre due milioni di persone, ecco che quelle minacce assumono tutto un altro valore.

Come detto la lista dei reati ascrivibili a Baby Gang è lunghina e va dalla prima rapina in un negozio di Torino quando aveva appena 11 anni, alla sparatoria incorso Como del 3 luglio del 2022 quando, secondo le accuse, avrebbe portato la pistola con la quale un suo amico avrebbe sparato due senegalesi; passando per una rapina nell’ottobre 2022 per la quale nel gennaio di quest’anno è stato condannato a 4 anni e 10 mesi di reclusione. La notizia dell’arresto fece scalpore anche perché Baby Gang riuscì a far entrare in carcere un telefonino col quale girò un video - postato sui social- nel quale si vantava di essere il primo trapper della storia a girare un videoclip dalla cella (anche per questo è stato denunciato).

In mezzo a queste performance ci sono pure un paio di procedimenti giudiziari per detenzione illegale di armi. Infine nel marzo scorso, quando il tribunale decise di mandarlo ai domiciliari in una comunità di recupero, il suo avvocato disse che il suo cliente «ha intrapreso un serio processo di rielaborazione dei propri trascorsi criminosi». L’ultima performance, però, lascia qualche dubbio...

 

 

 

LE REAZIONI

E i diretti interessati dagli attacchi? Matteo Salvini, messo aparte delle minacce, affida la sua risposta ai social: «Visto quello che accade in Francia, non serve gente che inciti all’odio o minacci qualcuno». Poi chiede ai suoi follower: «Un po’ di educazione, famigliare e civica, un po’ di volontariato e qualche mese di servizio militare farebbero tanto bene a un galantuomo come questo. O no?». Alle minacce di Baby Gang replica anche Silvia Sardone: «L’incitamento all’odio e le minacce sono preoccupanti. Questo personaggio ci attacca, ma sia chiaro, non ci fa paura». E ancora: «Come dimostra questo trapper nelle sue follie, anche in Italia c’è voglia di rivolta che sta covando tra i giovani delle comunità islamiche contro le nostre istituzioni e i nostri valori». A fare più rumore però, ancora una volta è stato il silenzio della sinistra che anche in questa occasione non ha trovato le parole per esprimere solidarietà a un vicepremier e a un’eurodeputata. Nulla di nuovo... 

 

 

 

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