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Superbonus per ristrutturare i castelli: uno scandalo firmato M5s

Elisa Calessi
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Mi rifaccio il castello con il Superbonus. Sembra incredibile, eppure è accaduto. Il Superbonus al 110% - che finora, come ha detto ieri il sottosegretario all’Economia Federico Freni, ha avuto un impatto sulla finanza pubblica per 21 miliardi già pagati e altri 109 da pagare - è servito a ristrutturare ben sei castelli in giro per l’Italia. Castelli veri, categoria catastale A9, quella a cui appartengono i palazzi che possono vantare particolari pregi storici o artistici. Costo della ristrutturazione - pagato tout court dallo Stato, cioè dal contribuente - 839.532,17 euro. Lo stesso Stato che fatica a trovare risorse per restaurare il patrimonio artistico pubblico. A confermarlo è l’ultimo report di Enea, datato luglio 2023. Nonostante le modifiche dall’introduzione della norma a oggi, sono intervenute nel tentativo di tappare le falle di una nave alla deriva, riducendo la platea, aggiungendo condizioni, diminuendo la percentuale di detrazione, nulla è cambiato per i sei castelli. I fortunati proprietari sono riusciti ad accedere alla detrazione e a utilizzarla per intero perché si tratta di edifici aperti al pubblico. Grazie al decreto 104 del 2020, il cosiddetto decreto Agosto, basta che il proprietario apra anche solo una parte del castello o per poche ore al mese, magari facendo pagare anche un biglietto di ingresso, e può accedere al Superbonus.

MODIFICHE
A nulla sono servite le modifiche che pure questa maggioranza ha introdotto prima con il Decreto Aiuti Quater, poi, nel febbraio scorso, con un nuovo decreto. E nemmeno le prossime annunciate, tra cui una possibila proroga per i condomini. I sei castelli sono passati indenni alla scure prima del governo Draghi (che mai ha nascosto la sua ostilità al Superbonus 110%), quindi di quello Meloni, ugualmente contrario alla misura introdotta dal governo Conte. Di più: lo stesso partito della premier, con una interrogazione del capogruppo alla Camera dei deputati Tommaso Foti e del collega di partito Giovanni Donzelli, aveva chiesto conto proprio di questa norma sui castelli. Una procura, infatti, aveva avviato un’indagine su uno di queste dimore per capire se fosse stato fatto tutto a norma di legge. Eppure, niente. I lavori sulle pregiate dimore sono andati avanti. Sia chiaro, nella generosissima torta di Stato divisa tra poco più di 400mila edifici, i sei castelli sono una goccia nell’oceano. Quello che preoccupa il governo è la misura nel suo complesso, che rischia di pesare moltissimo sui conti pubblici. «Nei cassetti dell'Agenzia delle Entrate», ha detto ieri Freni «ci sono ad oggi 142 miliardi di crediti ceduti, non tutti utilizzati. Di questi, 12 sono frodi.

 

 

Ne rimangono 130: ad oggi ne sono stati portati in compensazione 21. Ne rimangono 109 da portare in compensazione. Questi 109 aumentano di 3,5 miliardi al mese». Dentro questo tsunami, ci sono i sei castelli. Il report di Enea ci dice che i lavori finora fatti, comunque, sono a buon punto: 86,4% per un valore di 725.025,16 euro. Le sei dimore si trovano in quattro regioni: tre in Piemonte, una in Lombardia, una nel Lazio, una in Basilicata. Per ragioni di privacy non si può sapere di più. I soldi dell’agevolazione, però, li sappiamo. Per il castello che si trova in Basilicata l’investimento ammonta a 63.539,61 euro ed è stato per intero ammesso alla detrazione. Finora sono stati realizzati lavori per il valore di 27.027,61 euro. Un altro castello nel Lazio: sono stati chiesti 88.592,68 euro, amessi alla detrazione 88.553,97. Lavori realizzati ammessi alla detrazione 88.553,97 euro e completati. Anche in Lombardia la ristrutturazione del castello che ha usufruito del Superbonus si è conclusa: l’investimento è stato di 97.373,21 euro, i soldi ammessi in detrazione sono stati 87.720,07 euro, tanti quanti i lavori realizzati: 87.720,07 euro. Chi ha più goduto dell’agevolazione è il Piemonte, dove ben tre castelli sono riusciti a ottenere l’ambito bonus. Il totale degli investimenti dichiarati è di 1.440.011,58 euro. Quelli ammessi a detrazione sono 599.718,52. Finora è realizzato l’87% dei lavori, per un totale 521.723,51 in detrazione.

 

 

 

CORTE DEI CONTI
Al di là dei castelli, basta vedere le risorse ottenute dalle villette unifamiliari o indipendenti per accorgersi di una evidenza già sottolineata anche dalla Corte dei conti: hanno usufruito del Superbonus al 110% soprattutto i benestanti. Le case unifamiliari beneficiarie dell’agevolazione sono ben 235.942 (su un totale di 421.995 edifici che, fin qui, hanno usufruito della misura) per un totale di 26.922.916.165,10 euro ammessi alla detrazione. Numerosissimi anche i lavori che riguardano le villette singole: 114.872 per un totale di 11.081.838.174,50 euro in detrazione. «L’indiscriminato “libero accesso” ai benefici, pur mitigato, per quanto riguarda il Superbonus delle unità unifamiliari, dalle limitazioni soggettive (reddito familiare) e oggettive (abitazione principale) introdotte dal 2023, favorisce comunque i proprietari più dotati di risorse», scrivevano i magistrati contabili. E così è. Castelli compresi.

 

 

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