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Furti in casa, come ti rubano tutto grazie ai droni: banditi scatenati

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Claudia Osmetti
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Anche i ladri si sono fatti tecnologici. E no, non è affatto una buona notizia. Perché va bene che il digitale ci semplifica l’esistenza, però se migliora anche le attività di manoleste e mariuoli e topi di appartamento qualche dubbio viene. E qui, di dubbi, ne vengono parecchi. Ne vengono a Ostia Antica, per esempio, alle porte di Roma, dove da qualche settimana si registra uno strano aumento di villette svaligiate e trilocali ripuliti a puntino: tutti con quella modalità, la stessa, precisa identica, che uno manco ci crede, ma-signora-mia-tutta-questa-modernità, che comincia con un drone per aria e finisce con il mobiletto dei gioielli vuoto. Un lavoro pulito. Gli hanno anche appioppato un nome, i carabinieri di Ostia, a questo gruppo di manigoldi 4.0: li chiamano “la banda del drone”. Ultimo episodio (basta questo, nel senso che gli altri sono fotocopia): fine settimana, sabato sera, sono da poco passate le 21 ed è anche inizio settembre, i proprietari di casa sono fuori.

Magari una cena per l’estate che è agli sgoccioli, magari un impegno con gli amici, magari son fatti loro perché uno, a casa sua, deve essere anche libero di far quel che gli va. Ma insomma, con loro lontano e la casa libera, all’improvviso, due uomini si calano dal tetto. Puntano dritti ai soldi e ai gioielli, pare vadano a colpo sicuro. Come se conoscessero esattamente dove mettere piede. Qualcosa va storto quando, fortunatamente, i proprietari rientrano. E li scoprono. Uno dei malviventi biascica una mezza frase in romanesco; sulla strada, proprio accanto alla villetta, c’è una macchina con dentro una donna che (evidentemente) sta facendo da palo. Nulla è lasciato al caso. Proprio nulla. Probabilmente, qualche ora prima, la “banda” ha sorvolato coi droni gran parte del quartiere. Ha cercato la casa giusta, l’appartamento giusto (cioè quello vuoto) e ha colpito quando aveva più margine di manovra. «Ci sentiamo spiati in casa nostra», si sfogano infatti i residenti di Ostia su Whatsapp, nelle chat dei rioni che raccolgono lamentele e segnalazioni, le ha messe in fila il quotidiano Il Messaggero, «sabato» (guarda che caso) «alle 2.15 di notte un drone ha sorvolato un’intera area».

 


Ostia come Paese, in provincia di Treviso, però: dove a luglio i ladri col drone han messo a segno il colpo più riuscito di quest’estate, si sono portati via un bottino di 25mila euro dopo essersi sincerati (con la modalità che oramai conosciamo) che in una villetta non ci fosse nessuno, che i locali fossero sgombri, che i signori che ci abitano fossero via: hanno preso la porta a picconate (non una gran classe all’Arsenio Lupin, ma così è) e hanno razziato quel che volevano razziare. Ori, argenti e soldi. A Paese, dopo quel caso, c’è chi non vive più tranquillo. Chi a ogni svolazzo artificiale alza la testa al cielo, per vedere da dove arriva il ronzio del device di turno, si preoccupa, prende il telefono e allerta (forze dell’ordine e vicini, forse neanche in quest’ordine che l’importante, quando succede, è evitare che succeda) e, alla bisogna, si mette pure a rincorrerli, ‘sti benedetti (si fa per dire) droni: «Ho fatto un giro in auto, ma non sono riuscito a vedere chi lo pilotava», si sfoga un cittadino sui social.

 

 

Anche perché è parte del problema. Mica è così facile, risalire a chi ha la cloche in mano. Lo sanno, tra l’altro piuttosto bene, anche gli agricoltori, gli abitanti e persino i turisti del Barese e del Salento, della Valle d’Itria e di mezza Puglia: che, ad agosto, sono rimasti bloccati dallo stesso fenomeno. Masserie, trulli o rifugi di lusso: non fa differenza. Tutta colpa di quell’occhio elettronico, virtuale e manco tanto. Perché alla fine la rapina è concreta e rimani con la cassaforte aperta. Un drone, on-line, costa una sciocchezza: con un centinaio di euro riesci a prendere un modello semi professionale, con la visione notturna e una portata di quasi seicento metri. Maneggiarlo è facile, più o meno come le macchinette elettriche che usano i bambini. Il resto, se è in mano a delinquenti e malandrini, viene da sè. Qualche anno fa molti vip e personaggi famosi avevano chiesto a Google Maps di oscurare le vie delle loro mega-ville, per paura che i ladri avessero cartine fin troppo dettagliate. Oggi il pericolo viene dall’alto. E fa anche più paura.

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