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Vacanze, l'ultimo capriccio dei turisti ricchi: pagare per fare i contadini

Paola Pellai
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Negli anni ”80 c’era Artemio che annoiato dalla vita di campagna mollava tutto e cercava la svolta raggiungendo Milano con un trattore. Quest’estate succede l’inverso rispetto alla divertente interpretazione di Renato Pozzetto ne “Il ragazzo di campagna”: i cittadini vanno in ferie e pagano per imparare a falciare il prato, fare i covoni di fieno, mungere, portare al pascolo il bestiame... Una vacanza bucolica “a tiratura limitata” per faticare sotto il sole mentre gli appelli della Coldiretti per trovare lavoratori stagionali restano inascoltati. Mancano 100 mila braccianti estivi e in Italia un prodottoagricolo su4 è raccolto da mani straniere con 358 mila lavoratori regolari provenienti da 164 Paesi diversi (Romania, Marocco, India e Albania ai primi posti): sono loro a fornire oltre il30% delle giornate di lavoro necessarie al settore. Ma latitano gli italiani che però pagano per diventare turisti-contadini per pochi giorni piuttosto che essere pagati per fare i contadini sul serio. Da disoccupati, studenti, pensionati e percettori di reddito di cittadinanza, nessuna candidatura. La sorpresa invece arriva appena oltrepassi i confini: a soli 20 minuti di treno dal Brennero, in una valle verde e selvaggia come quella del Wipptal (www.wipptal.at), nel Tirolo austriaco, scopri che i turisti si mettono, pagando, al servizio delle necessità del territorio.

Per esempio può capitare di riparare i danni provocati da valanghe o dal vento, provvedere alla costruzione di recinzioni in pendenza, al taglio e al trasporto del fieno o contribuire alla manutenzione di torrenti e sentieri. Se raggiungi St. Jodok, 300 abitanti, sei nel posto giusto: qui c'è la “Scuola della malga”, capace di trasformare un cittadino qualsiasi in un contadino d’alpeggio. Ad accogliervi c’è la casara Helga che nel 2011 ha deciso di cambiare vita scoprendo che «la felicità è fatta di piccole cose». È arrivata alla sua baita (www.helgasalm.at) con 5 capre, oggi ne ha 3 volte di più: nel 2015 ha aperto la scuola dove guida gli studenti alla scoperta della vita alpina. Si giunge al giovedì e al venerdì di buon ora, si esplora con le capre il territorio apprendendo l’importanza della gestione dei pascoli alpini e il lavoro per preservarli. Si replica al sabato, perché ci sono i prati da falciare, capre e mucche da accudire, erbe da raccogliere.

 



Si torna a casa alla domenica. Numero massimo di partecipanti 12, requisiti necessari sono passo sicuro e assenza di vertigini. Costo: 349 euro con 3 pernottamenti con colazione in camera doppia, merende, una cena con piatti regionali, autobus fino alla malga. Non è raro trovarci italiani, affamati di natura e selfie, coccolati dal sorriso di Helga che se la cava con la nostra lingua per averla appresa da sommelier. Il turista contadino va di moda anche in diverse località montane italiane. A Livigno, in Valtellina, potrete fare un’esperienza dentro una tipica malga sull’Alpe Federia, a 2.200 metri, dove viene portato il bestiame durante l’estate (www.livigno.eu). Si arriva verso le 17 (in mountain bike, a piedi o con navetta) e ci si mette subito al lavoro con la mungitura e il ricovero degli animali nella stalla. Poi si cena da “contadini” e si va a letto presto perché all’alba ci sono gli animali da portare al pascolo, altri da mungere per imparare a fare burro e formaggi. Poi si può tornare cittadini con il souvenir di due esclusivi trofei (compresi nella quota di 85 euro per le attività, il pernottamento e la cena): una tuta e gli stivali da lavoro.

Una delle valli più amate dal turismo montano è l’Alta Badia (www.altabadia.org) e anche qui non mancano le occasioni per diventare contadini, per un giorno, sotto la guida esperta di Rosa e Tone Piccolruaz, che vivono con i loro 4 figli a Badia nel maso Alfarëi, uno dei più antichi dell’Alto Adige, risalente al XIII° secolo. Con loro – promettono – vivrete un’esperienza che è un tuffo in un mondo antico. Li vedrete all’opera, ma sarete anche coinvolti nelle loro mansioni, dal taglio dell’erba con la falce alla cura del bestiame fuori e dentro la stalla. Nella quota di 30 euro (60 se non si ha la carta dell'ospite) è compreso anche il pranzo nel maso a base di ricette ladine. Sempre a Badia e sempre a misura di turisti (non più di 6 alla volta, 20 o 40 euro) c’è Marisa Irsara, 45 anni. Nella sua fattoria insegna come fare il burro, partendo dalla mungitura manuale delle mucche.

 

 

 

Ma se hai tra i 18 e i 45 anni e vuoi veramente metterti alla prova barattando le tue ferie con un lavoro di volontariato (minimo una settimana, massimo 2 mesi) c’è il progetto Pasturs (www.pasturs.org). Gli organizzatori spiegano in anticipo che quella che si va a vivere non è una vacanza (vietato portare il cane, l’amico del cuore, la fidanzata, il marito o i figli) ma chi la sceglie ha compiti precisi sugli alpeggi: «Accompagnerai il pastore in tutte le sue occupazioni quotidiane, ci si sveglia all’alba, ci si occupa in toto del gregge o della mandria. Se il pascolo è vicino alla baita si torna per pranzo, altrimenti ci si accontenta di pane, formaggio e salumi». Si accudiscono gli animali fino al tramonto, si cena e si va a dormire per ricominciare il tutto all’alba del giorno dopo. Se “resisterete” all’esperienza, beh, allora pensateci: dentro di voi batte un cuore bucolico. Siete pronti a cambiare vita e, forse, anche a partecipare al reality “Il contadino cerca moglie”.

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