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Venezia, i letti per i turisti sono più degli abitanti

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Luca Puccini
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Il sorpasso. Che non è, in questo caso, quello del film con Vittorio Gassman, ma quello veneziano dei turisti che stanno ormai conquistando la Laguna. Piazza San Marco, il Ponte dei sospiri, le calle, le gondole, i canali. E poi i numeri del contatore sulla vetrina della libreria Marco Polo, a Campo Santa Margherita, che dal 17 aprile scorso registra la capienza dei posti letto in tutta la città. Dice: 49.693.

Solo che i veneziani, i residenti, gli abitanti, insomma quelli iscritti all’ufficio Anagrafe del centro storico, sono appena 49.304 (e questa, di cifra, campeggia su un altro monitor, quello della farmacia Morelli, a San Bortolo, sta lì dal 2008). I letti per i visitatori sono ormai più degli abitanti, questo è. Hotel, affittacamere, bed and breakfast, alloggi (e tenendo conto solo di quelli ufficiali, perché poi ci sono quelli non dichiarati) che sono «cresciuti di 1.097 unità, mentre il conto dei residenti è calato di 61», sostengono all’Ocio, ossia al Collettivo di abitanti e ricercatori che si occupa esattamente di questo, della “questione casa” nella Venezia insulare. «I dati storici ci raccontano come, dal 1997 al 2022, la municipalità di Venezia, Murano e Burano abbia perso, in media, 2,4 residenti al giorno, mentre ha acquisito 4,8 posti letto al dì».

 

 

 

ESERCENTI E CITTADINI
Da una parte ci sono dunque gli albergatori e i proprietari di case messe in affitto che si sfregano le mani e guardano (legittimamente) al portafoglio, visto che in centro, per una notte, una sistemazione costa mediamente cento euro, ma può raggiungere anche i trecento, e gli ostelli non ne chiedono meno di cinquanta. È il turismo che non arretra, nel Paese più bello del mondo; ed è anche che con un appartamento di proprietà, uno giustamente ci fa quel che vuole e gli conviene. Dall’altra parte ci sono i semplici cittadini, che la mattina prendono il traghetto per andare a lavorare e devono fare la fila, perché davanti hanno una comitiva di studenti in gita o di tedeschi in ferie o di quel che è; che la città, la loro città, se la vorrebbero vivere anche in prima persona; che trovare un buco al ristorante quasi diventa un’impresa. E infatti, non a caso, nella polemica infinita rientra anche la discussione (altrettanto infinita) del ticket per entrare che scatterà nel 2024 e tanti saluti.

Era nell’aria, il sorpasso veneziano. Quei due contatori non sono sbucati per caso, adesso, dopo l’estate. Venezia sta (forse: tra pochi giorni si aprirà la 45esima sessione del Comitato del patrimonio mondiale dell’Unesco) per entrare nella lista dei “patrimoni in pericolo”: «Rileviamo solo che la continua apertura di nuovi alberghi e la mancata regolamentazione delle locazioni brevi hanno progressivamente trasformato la città d’acqua storia in un enorme centro turistico». Hanno ragione un po’ tutti, siamo onesti. Hanno ragione i ricercatori dell’Ocio, che a Venezia ci vivono, e hanno ragione i gestori delle strutture ricettive: perché alla fine è il mercato, se si continuano a proporre camere singole o in condivisione, se il loro numero cresce così vorticosamente, è perché ce n’è richiesta. Domanda e offerta, si torna sempre al solito punto. Economico. Nel mezzo c’è la politica, ci sono le istituzioni, ci sono anche le polemiche. «La linea è tracciata e, continuando a percorrerla, di questo passo ben presto Venezia diventerà una non-città». «Venezia sta diventando, e non da oggi, qualcosa di diverso. Chi dice parco tematico, chi Disneyland, chi museo a cielo aperto. Nulla che, però, sia riferibile all’idea di civitas», aggiungono dalla rete Venessia.com, un altra associazione di attivisti per la Serenissima.

IN FUGA
E se il fenomeno dello spopolamento, della “fuga dalla città” contro l’afflusso, di massa, di visitatori e curiosi, è iniziato addirittura nel lontano 1951, la certificazione è di poche ore fa e, tutto sommato, non riguarda solo il cuore pulsante di San Marco: nei quartieri di Dorsoduro e Santa Croce veneziani e turisti sono lì lì, se la giocano quasi alla pari; a Giudecca e Sacca Fisola resistono ancora i locali, così come a Cannaregio, San Polo e Castello. Venezia, l’intramontabile Venezia. 

 

 

 

 

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