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Paolo Crepet, "raccapricciante": il locale che si promuove con lo "sballo"

Claudia Osmetti
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Il marketing avrà pure le sue regole, però questa non è la migliore delle immagini possibili: aldilà di tutte le polemiche (e ci arriviamo fra poco), come pubblicità non è un granché. Si vede una ragazza, giovane, avrà certo meno di trent’anni (anche l’età c’entra, eccome), china sulla tazza di un wc, i capelli raccolti all’indietro, la tavoletta tirata su, un avambraccio appoggiato quasi a reggersi. Sembra stia vomitando. Anzi, probabilmente lo sta facendo. Nel water luccica una sostanza non meglio precisata, forse ricorda un po’ i coriandoli o le luci e gli strass di una discoteca. Sì, è il volantino di un locale notturno. Del dancing “Il Quadrifoglio” di Monfumo, in provincia di Treviso: annuncia una serata all-night-long e, se non fosse sufficiente quella foto, a chiarire il messaggio è la scritta.

Enorme, rosa, contornata di giallo, al centro perfetto del manifesto: «Sballo, la notte senza freni». Anche se qui, qualche freno, era meglio tirarlo. Alla comunicazione, tanto per cominciare. E infatti s’è già scatenato un mezzo putiferio. Con la politica e il mondo delle associazioni (da una parte) che gridano allo scandalo e i gestori del locale (dall’altra) che fanno retromarcia e ritirano la locandina. Però non è questo il punto. A Libero, i nostri lettori lo sanno bene, ci piace poco fare i bacchettoni: non è nelle nostre corde, per turbarci serve ben altro. Tuttavia un qualche senso di disagio, di fronte a quel manifestino a colori che promuove musica commercial, house e raggaeton, lo proviamo anche noi. E mica ha tutti i torti, Stefano Marcon, che è il sindaco di Castelfranco Veneto, centrodestra, a bocciare di netto l’iniziativa.

 


L’ASSOCIAZIONE
Non ha tutti i torti nemmeno Annachiara Sarto, la presidente dell’associazione Protection4kids, quando tuona: «Ma non siete al corrente dei numerosi episodi di violenza di genere contro le donne? Non vi rendete conto che state utilizzando un linguaggio grafico che è misogino, maschilista e sessista e che non fate altro che alimentare la cultura dello stupro?». Ora, forse additare addirittura la “cultura dello stupro” ci pare un tantinello eccessivo, dopotutto nessuno parla (e per fortuna) di violenza. Èpperò una questione di buongusto, persino di equilibrio, e da quella non ci scappi. Ma che senso ha? «A me sembra un immagine e una strategia comunicativa ai limiti dell’auto-lesionismo», commenta Paolo Crepet, psichiatra, sociologo e scrittore. Perché, signori, sincerità per sincerità (e con anche un pizzico di banalità, che fa pure rima): ma chi è che partecipa a una festa sapendo (o peggio, proponendosi) di ritrovarsi, la mattina dopo, a dar di stomaco?

 


LO PSICOLOGO
«Se così non fosse, se fosse stata studiata, il problema è anche più grande», continua Crepet, «significa che i giovani cercano proprio questo. Il fatto che la ragazza sia di spalle, e quindi non si capisca la sua età effettiva, si intuisce solo che sia giovane, risponde all’esigenza di individuare un target ben preciso, quello degli under-30. Purtroppo una parte dei locali, oggi, non punta più sulla scelta del dj di grido, ma su questo genere di cose. Ed è raccapricciante». Son cambiati i tempi. Negli anni Ottanta si andava in disco per sentire i Rocktes (tutti abbiamo una colpa da espiare), adesso per non avere inibizioni. « Intendiamoci, la ricerca dello “sballo” c’è sempre stata, anche in passati. Non la scopriamo nel 2023. Chi va in discoteca, da sempre, cerca un’esperienza forte. La differenza, semmai, è capire che cosa si intende per “sballo”.

Può essere cercare il coma etilico o divertirsi, ma sono due cose diverse». Vedi alla voce “irresponsabilizzazione”, che piacere non fa: diciamocelo fuori dai denti. Non a caso la discoteca “Il Quadrifoglio”, per questa serata, che era in programma sabato 30 settembre, decide subito di cambiare tutto: idea, pubblicità e pure nome della festa. «La nostra gestione è attiva da 47 anni», spiegano i proprietari in un lungo post pubblicato su Facebook, «non abbiamo mai avuto in nessun modo volontà e interessi di inneggiare o promuovere messaggi negativi ai giovani e al pubblico, il nostro spirito è sempre stato quello di favorire un divertimento sano e pulito». Va bene. È giusto. Ci mancherebbe. E ci mancherebbe pure che ognuno non si diverta come vuole: però, ecco, poi il confine tra la baldoria e la “notte senza freni” diventa sottile. Passarlo è un attimo. E scivolare su una locandina anche.

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