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Napoli, blitz dei collettivi pro-Hamas: università occupata

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Tommaso Montesano
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Il rettore, Roberto Tottoli, è stato costretto a parlare con gli studenti attraverso lo spioncino del portone d’ingresso: «Non potete occupare lo spazio pubblico, se questa è la vostra concezione della democrazia, complimenti». Palazzo Giusso, sede dell’università L’Orientale di Napoli, dalle 7,30 di ieri mattina è occupato «in solidarietà alla resistenza del popolo palestinese», come hanno spiegato gli autori del blitz, che hanno anche esposto sul balcone centrale dell’ateneo uno striscione. Testo: «Università l’Orientale occupata. Con la Palestina fino alla vittoria!». Ad accompagnare la “lenzuolata”, un paio di bandiere palestinesi al vento e un fumogeno in mano a uno degli studenti incappucciati. È stato lo stesso ufficio stampa dell’università a raccontare cosa accaduto. «Un gruppo di persone incappucciate è entrato nella sede di Palazzo Giusso, ha fatto uscire il personale e si è barricato dentro».

Inutile il tentativo del rettore Tottoli - che certo non può essere accusato di essere insensibile alla causa palestinese, come spieghiamo nella pagina a fianco - di ottenere una revoca della protesta a favore di una ripresa delle attività. «Un conto è manifestare le proprie opinioni, un conto è impedire il regolare svolgimento delle attività istituzionali». Ma tant’è. Per i sostenitori della “Palestina libera” questo l’unico modo per dare un «segnale forte. Quello che sta succedendo è gravissimo», spiega ai giornalisti una delle attiviste, una ragazza con gli occhiali scuri che denuncia «l’atteggiamento criminale dei media, dei governi, che tengono nascosto tutto quello che sta succedendo» a Gaza e in Cisgiordania.

LA RABBIA DEI DOCENTI
Il paradosso, come cerca di spiegare senza esito il rettore sporgendosi verso lo spioncino, è che proprio ieri mattina era in programma «un’iniziativa dei colleghi sulla Palestina. Non abbiamo mai negato ai nostri studenti lo spazio, facendo una semplice richiesta. State interrompendo le attività di migliaia di studenti che sono iscritti». Tutto inutile. L’occupazione durerà a tempo indeterminato, «finché gli studenti avranno voglia di riprendersi i loro spazi per parlare di Palestina». In un lungo comunicato, il Collettivo autorganizzato universitario di Napoli, attivo all’Orientale dal 2008, oltre a denunciare la congiura del «silenzio delle nostre istituzioni e del governo» su quanto sta avvenendo in Medio Oriente, spiega di aver iniziato la lotta anche per reagire ai «rapporti di partnerariato e scambio di ricerche» che l’Orientale, come altre università, intrattiene con gli atenei israeliani e «l’apparato militare industriale italiano. Non vogliamo studiare in un’università che si rende complice di ciò che sta facendo un governo coloniale e criminale come quello israeliano». Segue un elenco di rivendicazioni da far invidia ai miliziani palestinesi: il «cessate il fuoco immediato»; la denuncia del «genocidio della popolazione»; le «violazioni dei diritti umani»; la condanna dell’«uso del fosforo bianco»; lo stop agli accordi con «le università israeliane».

HAPPENING SERALE
Sarà, ma intanto la prima giornata di protesta, dopo un dibattito sulla «questione palestinese» e l’«assemblea del movimento disoccupati», si è conclusa con l’aperitivo di solidarietà al grido di «se vuoi porta qualcosa! Chiediamo a tutte e tutti la massima partecipazione e il massimo sostegno all’occupazione». L’iniziativa degli studenti napoletani ha immediatamente ottenuto la solidarietà, e il sostegno, delle sigle della sinistra radicale da settimane protagoniste delle mobilitazioni nelle principali città italiane. Dal proprio profilo di X, l’ex Twitter, Potere al Popolo ha subito sfruttato l’evento per chiamare alla protesta in tutta Italia: «Per troppo tempo le nostre istituzioni accademiche hanno intrattenuto rapporti diretti e non con il comparto militare-industriale israeliano, contribuendo all’oppressione dei palestinesi. È ora di dire basta, il modo accademico segua l’esempio». In serata è arrivata la reazione a quanto accaduto a Napoli del ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini: «Le università nascono come luoghi aperti a tutte le idee. Io qui non vedo il confronto, ma un’occupazione». 

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