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Filippo Turetta, volo di Stato per il rientro in Italia: le ragioni della scelta

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Sembra fatto apposta, ma non è così. Domani, mentre le donne scenderanno in piazza contro la violenza maschile, arriverà in Italia anche Filippo Turetta, l'assassino reo confesso di Giulia Cecchettin. Il suo nuovo avvocato, Giovanni Caruso, ha confermato che il giovane arriverà in Italia, scortato dal Servizio di cooperazione internazionale di polizia (Scip), nella tarda mattinata di sabato 25 novembre a bordo di un aereo militare.

Il piano logistico prevede la partenza del volo di Stato da Roma alle 8:00 con destinazione Francoforte: dopo un breve scalo, il volo ripartirà alle 10:45 e raggiungerà l'aeroporto di Venezia intorno alle 12:30. Da lì Turetta sarà portato agli uffici della polizia di frontiera, dove riceverà la notifica dell’ordinanza di custodia cautelare per l’accusa di omicidio. Successivamente, sarà preso in custodia dai carabinieri e trasferito nella casa circondariale di Santa Maria Maggiore a Venezia dove sarà visitato dal medico, poi dallo psicologo (potrebbe essere valutata la visita anche da parte di uno psichiatra) per valutare il "rischio suicidario".

Dato il clamore mediatico e anche il reato di cui è accusato, per il giovane sembra prospettarsi, oltre all'isolamento "anche una sorveglianza a vista 24 ore su 24 ore". Dopo l'interrogatorio del pm, anche su richiesta della difesa, il giudice potrebbe predisporre altre misure a garanzia dell'arrestato. Il volo di Stato è stato scelto per la riconoscibilità di Turetta: la circostanza potrebbe sollevare problemi di ordine pubblico.

 

 

Nel frattempo gli inquirenti sono al lavoro per valutare di contestare allo studente, che compirà 22 anni a dicembre, l'aggravante della premeditazione e anche il reato di occultamento del cadavere. La Stampa dà conto infatti di un particolare confermato da fonti vicine all'inchiesta riguardo al pezzo di scotch che è stato ritrovato nella zona industriale di Fossò (Venezia) dove Giulia subì l'ultima fase dell'aggressione. Filippo Turetta avrebbe acquistato quel nastro adesivo on-line due o tre giorni prima dell'11 novembre. Nelle integrazioni delle indagini, oltre all'acquisto dello schotch si sarebbe anche l'uso di uno o più coltelli portati con sé e un presunto sopralluogo che il giovane fece quel pomeriggio a Fossò prima di incontrare l'ex fidanzata. L'aggravante della premeditazione porterebbe la pena massima prevista all'ergastolo, con l'impossibilità, da codice, di chiedere il rito abbreviato. Inoltre, la Procura potrebbe contestare anche il reato di occultamento del corpo che Turetta nascose in un'area boschiva in una zona montuosa in provincia di Pordenone, vicino al lago di Barcis, a due ore circa di macchina da Vigonovo. Corpo sul quale aveva collocato anche dei teli di plastica.

 

 

 

Ma c'è anche altro da chiarire sulla terribile sera di sabato, a cominciare dalla segnalazione dell'aggressione di Giulia ai carabinieri. Perché dopo la telefonata di allarme fatta quella notte al 112 alle 23.18 dal vicino di casa dei Cecchettin, che aveva udito le urla della ragazza nel parcheggio lì vicino, nessuna pattuglia sia arrivata in Via Aldo Moro?. Fonti dei Carabinieri hanno fatto sapere che in quella telefonata arrivata al 112 il testimone “parlava di una lite tra due persone che erano già risalite in auto e si erano allontanate”. Inoltre l’uomo “non era riuscito ad annotare la targa” e che a quell’ora di sabato “c’erano altri interventi in atto da parte delle pattuglie”. Non è invece arrivata al 112 alcuna telefonata da parte del vigilantes dalla zona industriale di Fossò, teatro della seconda aggressione a Giulia.

 

 

 

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