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Giovanna Pedretti, lezione a Selvaggia Lucarelli: chi dice "mai più"

Tommaso Montesano
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Missione: «Un servizio contro le fake news a disposizione dei cittadini». Sul sito ci sono gli archivi delle “bufale” e un’intera sezione dedicata al “fact checking”. Ovvero le «analisi delle notizie, che vengono verificate attraverso i riscontri presenti presso le fonti su cui basiamo le nostre valutazioni». Ma adesso Claudio Michelizza, uno dei due fondatori e direttori di Bufale.net, con un post su X, l’ex Twitter, annuncia che dai servizi al cittadino per sfatare le «credenze popolari» e avviare i «giovani sul fact checking» spariranno «argomenti o articoli come quello della recensione della pizzeria», che hanno provocato la morte della ristoratrice di Sant’Angelo Lodigiano, Giovanna Pedretti, sul quale la procura indaga per istigazione al suicidio.

 

Si tratta del primo passo indietro da parte degli specialisti del cosiddetto debunking, quelli sempre a caccia di notizie o affermazioni false o antiscientifiche. Michelizza, nel suo post, fa anche l’esempio «della bidella pendolare» e «della studentessa che finisce un anno prima». Stop. «Questo progetto» non li tratterà più: «Nonostante si cerchi di far comprendere che il sistema giornalistico ha un serio problema dando informazioni corrette, la ricerca di bersagli da parte degli utenti social è un’arma e non saremo noi a caricarla». Un chiaro riferimento a quanto accaduto domenica sera. «Io non riesco a starci dietro, non ho dormito e non voglio più sentirmi così».

 

 

Queste parole hanno provocato l’immediata reazione di Selvaggia Lucarelli, finita al centro delle polemiche proprio per aver sollevato dubbi sull’autenticità del commento-recensione sul ristorante di Pedretti a Lodi (insieme al compagno Lorenzo Biagiarelli): «Siamo di fronte a un’operazione di marketing spacciata per eroica difesa di gay e disabili».  Al fondatore di Bufale.net lo storico giudice di Ballando con le stelle ha risposto così: «No, lo stai facendo perché se succede qualcosa la stampa non si assumerà la responsabilità nell’aver diffuso notizie false, ma darà la colpa a te che hai provato a ristabilire la verità». Insomma, Lucarelli ha tenuto il punto, ma Michelizza ha a sua volta controreplicato: «Francamente? Di cosa pensa la stampa non mi è mai importato molto, il problema non è lì». A quel punto si è scatenato un dibattito tra i seguaci del sito che dà la caccia alle “bufale”, dove in molti si sono detti delusi dalla decisione. Ad esempio: «Se continuano a spegnersi le voci indipendenti faremo molta più fatica a comprendere e distinguere le notizie false da quello che vogliono farci credere . Perciò non mollate»; «sbagli, sbagli e sbagli»; «secondo me invece dovreste continuare»; «peccato, sono proprio queste piccole manipolazioni che rendono evidenti i problemi di verifica del giornalismo italiano». Un fulmine a ciel sereno, per i follower di account e sito. Anche perché dallo scorso 11 gennaio sul profilo è fissato questo post: «Non essere giornalista mi fa rischiare molto di piú (...). Tentare di far tacere questo canale significa far tacere la coerenza e l’etica nell'esporre i fatti. Gli altri si piegano, io no».

 

 

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