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Caro colazione, prezzi alle stelle in Italia. E una sorpresa: dove il salasso è maggiore

Luca Puccini
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Prendo-un-caffè-al-bar-e-scappo -in -ufficio. Il mattino ha l’oro in bocca: e, al netto del modo di dire popolare, ce l’ha per davvero. Sei di fretta, ti sei dimenticato di comprare il latte al super, sei rimasto senza biscotti e hai lasciato l’ultimo pacchetto ai bambini ché loro hanno la scuola ma prima di entrare al lavoro il tuo stomaco inizia a brontolare, oppure è semplicemente un’abitudine, fai così da sempre, dopotutto perché sporcare scodelle e cucchiai per una colazione veloce? Bar, santi bar. Col carrello delle paste fresche, un po’ la “Luisona” di Stefano Benni un po’ leccornie irrinunciabili, con l’espresso che la moka se lo sogna, il giornale sul tavolo, la spremuta fresca. Sì, d’accordo, ma quanto ti costa? Risposta breve: sempre di più. Risposta più articolata: l’Onf, che è l’osservatorio nazionale di Federconsumatori, ossia l’associazione a difesa degli utenti, ha mappato e monitorato il costo dei principali prodotti da colazione o pausa o spuntino mattutino; li ha confrontati coi prezzi che erano in vigore, mediamente, nel 2023; ed è venuto fuori che il rincaro ci tocca pure lì, nel primo pasto della giornata, ed è all’incirca un più 3% a livello nazionale.

DIFFERENZE TERRITORIALI
È che il buongiorno si vede dal mattino (per restare sui motti popolari), ma così si parte col piede sbagliato. E attenzione: i rincari più alti si registrano nel Centro e nel Sud, non nel Nord del Paese dove, con la sola eccezione del cornetto schizzato a un significativo più 6%, sostanzialmente si resta in pari (più 1% per caffè e cappuccino e tramezzino e spremuta). Vero, lo scontrino dei bar del Settentrione è storicamente più salato (e lo è ancora oggi, nonostante i rincari nelle altre parti d’Italia): però alla fine è la percezione quella che conta e la percezione, qui, ci dice, che una tazzina di arabica nelle Isole è salita, tariffario alla mano, del 5% (nel 2023 costava 1,10 euro e adesso viene 1,15), mentre al Nord appena dell’1% (era 1,34 euro e adesso è 1,36). Pochi spicci, quasi non te ne accorgi, ma se li metti in fila iniziano a pesare sul portafoglio. Senza parlare del Centro del Paese, con i suoi aumenti medi del più 4% che si aggiungono, come se non bastasse, a quelli fotografati negli scorsi anni, che pure erano numeri a doppia cifra.

 

 

Prendi la spremuta d’arancia. Succosa, con o senza zucchero, mi -raccomando -la -polpa: come fai a resistere? Nelle Regioni del Centro l’esborso per le spremute è aumentato addirittura dell’8% (nessun altro prodotto fa così tanto), passando dai 3,24 euro ai 3,50 tondi tondi. Sul fronte spremuta sono però gli abitanti del Meridione che festeggiano (o brindano) perché per loro la tariffa resta la stessa. Ed è anche l’unica che non subisce alcuna rivisitazione (3,60 euro, contro i 4.45 che deve sborsare chi abita al Nord). Ancora. L’acqua, quella bottiglietta da mezzo litro che non si nega a nessuno, frizzante o naturale che sia: al Nord e al Sud cresce di un solo punto percentuale (costa ben 2,42 euro a Milano e 1,62 a Palermo), ma nel Centro il rincaro è il doppio, cioè del 2% (a Roma te la vendo a 1,69 euro). Dati alla mano, colazione sul piattino: per una completa all’italiana (il classico cappuccino e cornetto) il costo medio è lievitato dai 2,95 euro del 2022 agli attuali 3,07 (e lasciamo perdere il confronto con gli anni del Covid, ossia col 2021, quando te la cavavi con meno di due euro e mezzo, 2,43 per essere precisi al centesimo). Vuol dire, e i conti li fa ancora Federconsumatori, che calcolando cinque colazioni alla settimana fuori casa, che poi è la settimana lavorativa, spendiamo a testa quasi trenta euro (29.46).

 

 

PAUSA CAFFÈ
Va un pochino meglio per chi non riesce a rinunciare al break mordi-e-fuggi: l’aggravio medio è di 10,95 euro in più all’anno, tutto sommato poteva andare peggio. L’inflazione, certo. Le guerre e anche gli strascichi della pandemia: con un dettaglio da non trascurare. I prezzi descritti da Federconsumatori si riferiscono alle consumazioni al banco. Quindi chi sceglie la comodità di un tavolo rischia di lasciare in cassa molto di più: cornetto e cappuccino con servizio possono costare, infatti, dal 24% al 65% oltre il prezzo praticato ai clienti più frettolosi. Risvegli amari.

 

 

 

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