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Rapine in posta a 70 anni, la gang dei nonni banditi

Claudia Osmetti
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Insospettabili (più o meno) vecchietti. Prendi la “banda del buco” di Roma: sei persone, tutte tra i 51 e i 76 anni, tutte coinvolte, a vario titolo, in furti e rapine agli uffici postali. Tre sono finite in carcere, altrettante hanno l’obbligo di firma in questura, tra di loro c’è anche Italo De Witt, nome in codice “il tedesco”, noto e arcinoto negli ambienti della mala romana, 70enne sulla carta d’identità e un curriculum (pardon, una fedina penale) che la metà basta.

PROFESSIONISTI - Nonnini professionisti, però delle rapine. Alcuni li hanno fermati in flagranza, cioè dentro le poste del Don Bosco. Erano organizzati, i 70enni del “tedesco”: a capo della gang c’erano De Witt e Raniero Pula (77 anni) che all’occorrenza faceva “il palo”, mentre De Witt e Sandro Baruzzo (68 anni) compivano materialmente le rapine.

Il resto della cricca era composto da un 68enne “chiavaro” (nel senso che si occupava della riproduzione delle chiavi per fare entrare, indisturbati, gli altri compagni nei locali individuati) e due 50enni (un signore di 53 e un secondo di 50 anni) che avevano invece il compito di praticare quel “buco” (nel pavimento, nella parete o dove serviva) a mo’ di porta d’accesso nelle filiali da colpire che non si potevano forzare altrimenti.

 

 

 

Come in via Arrigo Davila, sempre a Roma, il 3 maggio scorso: in tre sono entrati, con tanto di mascherine, cappelli e occhiali da sole per non farsi riconoscere, in posta. Hanno minacciato, bloccato e sventolato una pistola in faccia a chi si trovava nei paraggi e sono se ne sono andati col lauto bottino di 195mila euro. Rapina in piena regola, un po’ Ocean Eleven, un po’ Point break, un po’ Insospettabili sospetti: ma anche una rapina che ha dato il la alle indagini e che ha portato alla loro cattura (tra parentesi: secondo la procura romana, stavano progettando altri due colpi all’ufficio postale di via Pascoli a Setteville di Guidonia e di via Calpurnio Pusone a Cinecittà, chiusa parentesi).

Studiavano tutto al minimo dettaglio, erano rodati, erano affiatati. E se in questi giorni l’intera banda è finita in stato di fermo, per i tre principali membri del gruppo (“il tedesco”, Pula e Baruzzo) è già scattata la condanna a quattro anni di carcere con il rito abbreviato: loro sono stati arrestati a novembre. È che uno manco ci pensa.

 

 

Capelli bianchi, rughe, magari un sorriso benevolo sull’autobus: i furfanti, invece, non hanno età. Non ce l’hanno i due “pensionati” di Napoli che a Ischia, in Campania, l’estate scorsa, son stati pizzicati mentre borseggiavano turisti e avventori al porto. Quando li hanno portati in commissariato e han chiesto loro i documenti, gli agenti della polizia si son trovati davanti due tesserine una che riportava la data 1953 e l’altra addirittura 1942 (perché il primo aveva 70 anni precisi e il secondo ben 81).

Stavano ancora cercando di dividersi la refurtiva quando sono stati denunciati e si sono beccati il foglio di via.

“LUPIN” GENTILUOMO - A Jesi, nelle Marche, la settimana passata, un uomo di 70 anni ha tentato un furto nella farmacia comunale: ha allungato la mano per sottrarre il cellulare di una cliente che aveva appena appoggiato la borsa sul bancone, doveva pagare, ma lei si è accorta e ha iniziato a urlare. Era uno straniero, la manolesta “anta” di Jesi, l’hanno identificato grazie al girato delle telecamere di videosorveglianza. A Roma, di nuovo, a dicembre, il Lupin “gentiluomo” è stato un caso: non l’ha mai scovato nessuno. Si intrufolava negli appartamenti, razzava quel che trovava, spesso faceva sopralluoghi per esaminare porte e serrature e tutto quel che si sa di lui èche è «unanziano elegante» (il suo ultimo colpo è di metà gennaio). A Ferrara, cambia la Regione ma l’antifona è la stessa, un over80 del posto è stato pedinato e braccato dalle forze dell’ordine, s’è preso una denuncia per furto aggravato e ricettazione, per acciuffarlo la polizia locale ha dovuto pure mettere in piedi un’operazione, l’”operazione biga”, perché aveva rubato qualcosa come 56 biciclette: le teneva stipate in casa, una dietro all’altra, in una fila ordinata. C’è il 77enne che si è intrufolato nel collegio universitario per rubare (a Torino); c’è il 68enne fermato in sella alla bici che aveva sgraffignato il mese prima (a Vicenza); c’è il 70enne che con una tecnica collaudata, un metro flessibile e del nastro adesivo, scippava le cassette delle offerte nelle chiese (Padova). Ma chi l’ha detto che il crimine va in pensione? 

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