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Ferrara, a 103 anni in auto con la patente scaduta: "Andavo dai miei amici"

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Giordano Tedoldi
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All’una di notte di lunedì scorso a Bondeno, in provincia di Ferrara, una donna di 103 anni circolava lungo le strade buie con la patente scaduta da due anni e il mezzo sprovvisto di copertura assicurativa. Era uscita per andare a trovare alcuni amici ma aveva finito per perdere l’orientamento e, come in una favola stregata, continuava a ripetere lo stesso itinerario. Qualcuno l’ha vista, colpito da quel procedere di vascello fantasma nelle sonnolente strade di provincia, e, zelante, ha segnalato il fatto ai carabinieri che sono prontamente intervenuti. I militari hanno accertato la veneranda età della conducente e il fatto che fosse spatentata e non assicurata. Hanno fatto il loro dovere e spiccato la multa, e, come riferiscono le cronache, hanno riaccompagnato la signora a casa ponendo così virtuosamente termine alla sua “notte brava”.

Tutto bene dunque, nessun incidente, nessun ferito, nessun fattaccio da segnalare, soltanto una centenaria che voleva continuare a vivere la sua vita, a prendere la macchina di notte, come fanno i ragazzi, quando non ne possono più di stare a casa, a macerarsi di noia, nella solitudine, o in compagnia di genitori ottusi, e allora si esce, non ha importanza la destinazione, non si ha in mente un orario di rientro, si vuole soltanto guidare nella notte, da soli, con i propri pensieri, entrando in contatto col paese calato nelle tenebre, mentre dorme, e rivela il suo aspetto più intimo, più segreto, più libero.

 

 

Ecco, la libertà: certo di questo andava in cerca la signora di 103 anni quando è salita sulla sua vettura; altro che amici - se avesse veramente desiderato stare quella notte con gli amici probabilmente li avrebbe raggiunti prima, non a quell’ora tarda, forse quella degli amici è stata addirittura una scusa, la signora aveva solo bisogno di evasione, di muoversi, di coprire, come fanno i ragazzi, chilometri e chilometri, col sogno magari di non tornare mai a casa, di disertare la famiglia, di rompere con tutto, di fuggire senza voltarsi indietro. Naturalmente la signora vista la veneranda età difficilmente avrà avuto una soffocante parentela cui sottrarsi, ma cosa vuol dire, anche se non si hanno dei familiari opprimenti che ci soffochino, ci sono comunque i pensieri, i tarli, l’oppressione di una casa magari angusta, vuota, piena di ricordi malinconici.

I vecchi, si sa, man mano che vedono avvicinarsi l’estremo confine rievocano la giovinezza, aspirano a ripetere quel che fecero decenni addietro e certo non sarà una patente scaduta, un’assicurazione non rinnovata - questi squallidi problemi di denaro, come avrebbe detto Piero Ciampi - a fermarli. Nulla può fermare il trionfo della vita se a trascinarlo è una donna di anni 103. Proviamo una certa tenerezza non tanto per la donna quanto per il solerte cittadino che ha avvisato l’arma dei carabinieri, questo virtuoso sorvegliante dell’ordine notturno che, certo, non è da biasimare, dopotutto come si sa, ogni volta che si compie un atto che manifesta eccesso di zelo lo si fa “per il bene altrui”; mai che si compiano questi gesti per esaltare il proprio desiderio di controllo, la propria riposta ambizione di pattugliare le strade, di riportare all’ordine tutto ciò che si muove, e che respira. Ma in fondo, la vita è anche rischio, forse è meglio che una signora di 103 anni porti un po’ di scompiglio per le vie del paese piuttosto che se ne stia inchiodata sul letto a rincitrullirsi davanti alla televisione, o accudita dalle premure fin troppo solerti in una RSA. Trionfo della vita, trionfo della morte, due soggetti che si sfiorano, il passaggio dall’uno all’altro è quasi un alito. Questo piccolo fatto di cronaca ci rivela un profondo segreto: la vita non si arrende, gli acciacchi dell’età non possono nulla su un cuore indomito e, lo ribadiamo, libero. In questo caso la multa è una onorificenza, una medaglia che certifica il proprio valore sul campo. Tanto sono sciocche le intemperanze alla guida dei giovani, quanto singolarmente commendevoli le scorribande notturne della nostra eroina.

 

 

 

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