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Bimbo morto sbranato dai pitbull, l'etologo Marchesini: "Perché alcune razze sono pericolose"

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Simona Pletto
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Roberto Marchesini, 65 anni, esperto etologo bolognese, direttore della scuola di interazione uomo -animale (Siua) nonché autore di un centinaio di pubblicazioni nel campo della bioetica animale, due mesi fa ha inviato una lettera all’ufficio tecnico del ministero della Salute per chiedere un tavolo di lavoro che istituisca linee guida necessarie per contenere il sempre più diffuso fenomeno delle aggressioni mortali da parte di molossi. 

Professore, a Eboli un altro morto tra le fauci di cani considerati pericolosi.
«E non sarà l’ultimo, se non si comincia a fare prevenzione in modo serio. Prima di tutto occorre capire che certe razze sono potenzialmente pericolose e impegnative. Non sono cani per tutti, chine adotta uno deve avere le giuste conoscenze per saperli gestire».

Cosa si deve fare per diffondere una migliore coscienza nei padroni di molossi?
«Le Asl devono monitorare in modo serio questo tipo di adozioni, attraverso i microchip. E soprattutto, dovrebbero controllare i padroni che prendono più di un molosso, situazione ancor più difficile da gestire, soprattutto se vivono nel degrado».

Ci sarebbero i ‘patentini’...
«Ogni Comune fa come vuole. Ci sono enti che rilasciano il patentino ai padroni di molossi, altri no. E chi lo fa, non segue le giuste strade. Per esempio, a Milano fanno dei corsi, ma solo teorici. Si ritrovano i padroni in una stanza e parlano tra loro di cani. Serve a nulla.
Io, invece, propongo corsi pratici. Voglio vedere il cane come si comporta in situazioni difficili, se quando passa un cane lo attacca o se prima di abbaiare guarda il suo padrone. E alla fine ci deve essere un esame da passare».

Lei ha chiesto anche per questo un tavolo di lavoro al ministero. Cosa si aspetta?
«Una risposta. Servono linee guida uguali per tutti. Occorre fare prevenzione, attraverso studi di casi, un po’ come fanno le assicurazioni per avere casistiche sui rischi. Diversamente, si continuerà sempre più a morire per le aggressioni di questi cani».

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