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È un'esagerazione il carcere per chi non denuncia il calcio a scrocco

Ignazio Stagno
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Arriva il "grande fratello" del pezzotto. Un sistema di controllo e di marcatura stretta su chi usa i dispositivi che permettono di guardare gratis in tv tutto ciò che è a pagamento, calcio in testa. Infatti è arrivato il via libera delle commissioni Bilancio e Finanze del Senato a due emendamenti riformulati di FI e FdI al dl Omnibus contro la pirateria tv anche per gli eventi sportivi. Il primo estende anche ai «fornitori di servizi Vpn e quelli di Dns pubblicamente disponibili» l’obbligo di bloccare l’accesso ai contenuti diffusi abusivamente. L’altro obbliga i prestatori di servizi di accesso alla rete che «vengono a conoscenza» di condotte penalmente rilevanti di segnalarlo immediatamente all’autorità giudiziaria o alla polizia giudiziaria.

L’omissione della segnalazione e della comunicazione sono puniti «con la reclusione fino ad un anno». Un giro di vite che appare un tantino esagerato. Giusto riscrivere le norme, giusto adeguare le sanzioni ai tempi ipertecnologici che viviamo, ma accostare la parola "reclusione" a "pezzotto" forse è troppo.

 

 

 

Per chi già trema al sol pensiero di tenere in mano un telecomando è bene ricordare quali sono i soggetti che rischiano la pensa massima: si tratta dei «prestatori di servizi di accesso alla rete, i soggetti gestori di motori di ricerca e i fornitori di servizi della società dell’informazione, ivi inclusi i fornitori e gli intermediari di vpn o comunque di soluzioni tecniche che ostacolano l’identificazione dell’indirizzo Ip di origine, gli operatori di content delivery network, i fornitori di servizi di sicurezza internet e di Dns distribuiti, che si pongono tra i visitatori di un sito, e gli hosting provider che agiscono come reverse proxy server per siti web».

MULTE PESANTI

Ma per chi guarda da furbetto la paytv con la scatolina magica sono già previste multe pesanti (e automatizzate). Questo vuol dire che chi utilizza il "pezzotto" per seguire il calcio sarà multato senza bisogno di un'autorizzazione giudiziaria per ogni singolo caso. Le sanzioni per chi sfrutta il "pezzotto" andranno da un minimo di 150 euro a un massimo di 5.000 euro. Cifre e sanzioni sacrosante che potrebbero essere già l'asticella massima per punire i telespettatori a sbafo, mettendo così da parte la pena detentiva.

Il commissario AgCom, Massimiliano Capitanio, ha volto lo sguardo al prossimo futuro. Di fatto ha previsto delle polemiche, spiegando: «Quando le multe arriveranno, non vogliamo che si dica che si tratta di una repressione non democratica. La pirateria è un reato, ed è giusto che chi ne usufruisce ne paghi le conseguenze». Nulla da eccepire. Del resto le multe potrebbero già rappresentare un deterrente perché cancellano il vantaggio economico di chi usa il telecomando gratis.

Negli ultimi anni le norme hanno messo nel mirino la rete, parlando di pirateria e streaming illegale. Solo in casi rarissimi ci si è rivalsi sui singoli utenti. In genere alcuni portali venivano chiusi per poi riaprire con altro nome e con altro indirizzo. Per questo motivo è legittimo studiare nuove sanzioni. Servirebbe, però, anche una riflessione sui costi dello sport sul piccolo schermo. Sugli aumenti degli ultimi tempi e soprattutto sullo spezzettamento dell'offerta che costringe i telespettatori a procurarsi più abbonamenti il cui costo ormai supera i cento euro. Una spesa esorbitante se declinata su 12 mensilità.

Godersi un match in tv ormai è quasi un lusso che spesso, considerando il costo, sfocia anche nello status symbol. Con ciò nessuno qui vuol giustificare i furbi che si accomodano sul divano ghignando di chi invece, con onestà, mette mano al portafoglio ogni mese. Ma di certo per estirpare il problema occorre avere una visione di insieme che ponga le basi su abbonamenti più accessibili economicamente senza lo spauracchio di finire a San Vittore per aver sbirciato illegalmente un Palermo-Salernitana.

 

 

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