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Siti a luci rosse, per entrare servirà lo Spid: l'idea dell'Agcom

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Giordano Tedoldi
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La pornografia è una cosa degradante e degradata, ma al tempo stesso è la risposta a una pulsione non ancora debellata nella specie umana, e quindi, per ora, è parte della sua natura. Per un certo periodo è andato di moda, presso gli intellettuali, esaltare la pornografia – “sincera” – e criticare l’erotismo – “ipocrita, borghese”. Gli intellettuali amano dividersi per questioni di così grande importanza. La pornografia torna a scandalizzare sempre, comunque, ora ad esempio si discute sull’imminente regolamento voluto dall’AgCom per evitare che utenti minorenni accedano ai siti pornografici: finora era sufficiente autodichiarare la propria maggiore età, il che assicurava (sulla carta, perlomeno) l’anonimato, e non garantiva certo che i minorenni non accedessero a contenuti pornografici; adesso occorrerà passare per un servizio di identificazione digitale. Ad esempio lo Spid, o la carta d’identità elettronica, tutti mezzi che rivelano l’utente. Si tocca quindi il delicato problema della privacy, eAgCom, infatti, non precisa quale strumento adottare per l’identificazione, e si potrebbero anche usare App di identificazione digitale che non girano i dati dell’utente al fornitore dei servizi pornografici, benché garantiscano che egli sia maggiorenne. Non sarebbe esclusa quindi la possibilità di restare anonimi.

Il regolamento dovrebbe entrare in vigore dal prossimo anno, e non riguarderà solo i siti pornografici, ma tutti quelli con contenuti ritenuti rischiosi per i minori: gioco d’azzardo, scommesse, siti con contenuti violenti o che possono danneggiare la salute. Il tema è quello del conciliare la sicurezza e la tutela delle categorie protette, con la libertà di accedere a contenuti estremi, purché ovviamente non si configuri un reato, e la pornografia tra adulti, in senso stretto, non lo è da un pezzo (lo è invece, come si sa, la pornografia minorile). Il provvedimento del Garante per le comunicazioni accoglie del resto l’indicazione delle leggi europee in materia. Abbiamo detto che sarà possibile mantenere l’anonimato, ma sarà più macchinoso. D’altro canto, il nuovo regolamento ci dà lo spunto per tornare sul problema tra protezione minorile e libertà, e di farlo non in generale, ma in rapporto proprio con la pornografia. È un tema delicatissimo per una ragione molto semplice: la libertà non è un concetto che individua dei comportamenti fissi, ma muta con le epoche. Ciò che oggi ci risulta illiberale – vietare la pornografia – un tempo era accettato e normale, nessuno si sentiva conculcato. Per lo stesso motivo, non possiamo sapere cosa, domani, l’etica condivisa considererà accettabile e perfino un diritto, ma che, alla luce dei nostri valori, è inaccettabile. La stessa nozione di “maggiore età” è in cambiamento.

 

 

Alcune cose possiamo però stabilire: la pornografia, ormai da molto tempo, è assolutamente fruita dai minori, benché sottobanco, per così dire. Questo già prima della nascita di Internet e di Pornhub. La pornografia è stata e presumibilmente è ancora per gli adolescenti ambosessi minorenni un supplire – in mancanza di meglio – alla famosa o famigerata educazione sessuale nelle scuole (che non è solo “come nascono i bambini”, che pure non sarebbe male spiegare in dettaglio), che per varie ragioni in Italia non è mai stata una cosa seria. Quindi, se l’AgCom con il nuovo regolamento impedirà tassativamente e senza eccezioni ai minori l’accesso ai contenuti pornografici, farà una cosa oggettivamente retrograda, e probabilmente più dannosa del male che pretende curare. I minori non sono angeli. Altra considerazione. La pornografia è degradante, sì, ma il degrado, in certi momenti dello sviluppo di un uomo odi una donna, è necessario, per conoscere se stessi, per avere una cognizione realistica di chi siamo: animali cui è caduta la coda. L’orizzonte dei regolatori, in questo campo, quindi deve essere questo: tutelare sì i minori, ma sapendo che la tendenza è quella di includere “il proibito” “l’osceno” (quando non implichi violenza, si capisce) nell’umano, e di abolire il più possibile la vergogna, lo stigma sociale (e la possibilità dunque di cyber-ricatti) connessi a questa inclusione. Ogni proibizione, invece, aumenta la vergogna e lo stigma, li ribadisce: è un’arma da adoperare con grande cautela. Infine: la pornografia, a meno di non essere tale, sarà sempre anonima, perché ci sarà sempre qualcosa di sé che, per un milione di motivi legittimi, non si vorrà mettere in piazza, e la fantasia sessuale individuale non potrà mai essere di pubblico dominio, a meno di non vivere in un mostruoso Stato Etico.

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