Mentre veniva schermato tutto il Vaticano, per impedire ai cardinali di comunicare con l’esterno, a pochi minuti dalla chiusura cum clave nella Cappella Sistina e dal giuramento di segretezza, anche ieri - prima della fumata nera- qualche veleno ha soffiato, oltrepassando le misure di sicurezza. Più che altro tra chi, dall’esterno, assiste a questo rito antico e però affascinante persino per i non credenti. Non sono passati inosservati, per esempio, gli abbracci e i sorrisi tra il cardinale decano Giovanni Battista Re, che ha presieduto la messa pro eligendo Papa, e il cardinale Pietro Parolin, tra i più favoriti, al momento dello scambio della pace. «Auguri eh... Auguri doppi», ha ripetuto Re, salutandolo l’ex segretario di Stato.
Così come sono stati notati, dagli osservatori più attenti, i passaggi in cui il cardinal Re, nell’omelia, ha fatto appello alla «concordia» e all’«unità». Segno, a detta di alcuni, che la scelta è ancora in alto mare. «Lo Spirito Santo», aveva detto Re, «illumini le menti dei cardinali elettori e li renda concordi nell’elezione del Papa di cui ha bisogno il nostro tempo». L’altro passaggio è quello in cui ha elencato i compiti di ogni successore di Pietro. Tra questi, «quello di far crescere la comunione: di tutti i cristiani con Cristo; dei Vescovi col Papa; dei Vescovi tra di loro».
E dunque, ha aggiunto, è fondamentale «mantenere l'unità della Chiesa nel solco tracciato da Cristo agli Apostoli». Ma proprio le parole di Re hanno alimentato qualche divisione. Per esempio in Argentina, dove, come riporta il quotidiano La Nacion, molti sostenitori di Bergoglio non hanno apprezzato il fatto che non sia mai stato citato: «Non nominare mai Francesco come non fosse mai esistito e facendo finta di niente è stato davvero pesante».
Parolin, "auguri doppi": cosa si lascia sfuggire il cardinale Re
"Auguri... e doppi": il cardinale decano Giovanni Battista Re lo ha detto al cardinale e segretario di Stato P...Si parla, poi, di colloqui dell’ultima ora tra Parolin e Tagle, della crescita del cardinale di Marsiglia, Jean-Marc Aveline, come del filippino David. L’altro spiffero che girava, prima che tutto si facesse silenzio, è che gli avvenimenti internazionali degli ultimi giorni possano far pendere la bilancia.
Anche durante le Congregazioni si è parlato della situazione in Myanmar, in Sudan, nella Repubblica Democratica del Congo, in India e in Terra Santa. Da questo punto di vista, c’è chi scommette che saranno favoriti candidati come Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme, uomo che ha vissuto in una terra perennemente in conflitto, ma anche nomi meno noti come l'arcivescovo di Teheran Dominique Joseph Mathieu oppure l’ucraino e giovanissimo Mykola Bychok o i cardinali indiani. Oppure il congolese Fridolin Ambongo Besungu.
Il quotidiano brasiliano Folha de S.Paul lanciava, ieri, un cardinale di cui si è poco parlato, João Braz de Aviz, 77 anni arcivescovo emerito di Brasilia, considerato molto vicino a Papa Francesco con cui condivideva anche la passione per il calcio.
Mentre l’agenzia russa Novosti ha pubblicato, proprio nel primo giorno di elezione del nuovo Papa, un’intervista esclusiva a Bergoglio, nella quale il pontefice raccontava la sua visione di riconciliazione in Ucraina. L’intervista, rilasciata in forma scritta nel 2023, non era stata pubblicata perché il Papa aveva deciso che non fosse il momento giusto. Ria Novosti ha deciso di pubblicarla ora, «poiché», ha detto, «la maggior parte dei pensieri espressi sono ancora attuali, dopo la scomparsa» di Francesco. Ecco, dunque, le parole del Papa: «I negoziati di pace sono, prima di tutto, un processo di comunicazione in cui maturano le idee. I negoziati mirano ad alleviare le sofferenze della popolazione nella zona del conflitto, così come di quelle popolazioni che soffrono indirettamente a causa della guerra. Quando si discute di questioni umanitarie, prima o poi si giunge a una comprensione della necessità di porre fine al confronto militare e avviare una soluzione diplomatica.
Dialogando», continuava il Papa, «le possibilità di raggiungere la pace aumentano notevolmente. La pace è un processo a doppio senso». Un tentativo, in extremis, di condizionare l’elezione? Una pressione? Tutto possibile. Ma, per fortuna, i cardinali, dentro la Cappella Sistina, non ascolteranno e non leggeranno nulla.