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Vaticano, un buco da 70 milioni: la voragine minaccia Leone XIV

Il nuovo Pontefice dovrà anche risanare il bilancio in forte rosso: Papa Francesco ha iniziato l'opera col taglio agli stipendi dei cardinali
venerdì 9 maggio 2025
Vaticano, un buco da 70 milioni: la voragine minaccia Leone XIV

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Cifre ufficiali non ce ne sono. Ma quelle ufficiose sono tutt’altro che rassicuranti. Perché, nonostante la stretta varata da Papa Francesco, le finanze vaticane sono in deficit strutturale da anni. Non a caso a dicembre il Consiglio per l’Economia, presieduto dal cardinale Reinhard Marx, aveva respinto, con l’avallo di Bergoglio, la bozza di bilancio preventivo preparato dalla Segreteria per l’Economia guidata da Maximino Caballero Ledo, proprio perché non prevedeva le sforbiciate alle spese richieste dal Papa. Il via libera è poi arrivato un mese e mezzo fa, ma il ritardo ha di fatto ingessato la gestione finanziaria della Santa Sede per quasi quattro mesi. In ogni caso la gestione oculata di Francesco consentirà al bilancio del Vaticano di chiudere il 2024 con un disavanzo di circa 70 milioni di euro, inferiore alle previsioni che indicavano un rosso di 87 milioni di euro. Un netto miglioramento anche rispetto agli anni precedenti.

Sempre secondo stime ufficiose, nel 2023 il deficit si è attestato a 84 milioni (in aumento dai 78 milioni del 2022): le spese sono state pari a 1,236 miliardi di euro (+33 milioni sull’anno prima) e le entrate a 1,152 miliardi (+28 milioni). Insomma:bisogna tagliare, e subito. Sarà dunque anche su questo che il nuovo Pontefice dovrà concentrarsi, seguendo la strada tracciata da Francesco, che negli ultimi anni ha decurtato gli affitti di favore per i cardinali e ha tagliato del 10% il loro stipendio (il cosiddetto “patto cardinalizio”, che in media supera i 5mila euro al mese). Il consuntivo del 2024 dovrebbe arrivare nei prossimi mesi. E, come ha riportato Milano Finanza, sarà migliore del previsto anche per gli ottimi risultati dello Ior e dell’Apsa, che grazie al buon andamento dei mercati dovrebbero aver monetizzato laute plusvalenze. L’Istituto per le Opere di Religione gestisce i depositi di dicasteri, diocesi e congregazioni religiose, circa 5 miliardi di euro, e ha un patrimonio netto di 654 milioni di euro. Per le opere di carità del pontefice, a cui la banca vaticana gira una parte degli utili, nel 2024 il contributo dovrebbe superare i 13,6 milioni del 2023.

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Anche l’Apsa - l’ente a cui Bergoglio ha affidato la gestione delle partecipazioni della Chiesa e la cassa (chiudendo i conti in Svizzera), in precedenza nelle mani della Segreteria di Stato - dovrebbe presentare numeri record nel bilancio 2024 che sarà approvato a luglio. A fine 2022, l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica deteneva attività per 2,9 miliardi di euro. Possiede oltre 5mila immobili, di cui 4.200 in Italia, per una superficie di 1,5 milioni di metri quadri. Solo il 19,2% degli edifici è affittato a canoni di libero mercato, mentre il 10,4% a canone agevolato e il 70,4% a canone nullo (si tratta dei palazzi occupati dai dicasteri vaticani). Nel 2023, l’Apsa, presieduta dall’arcivescovo Giordano Piccinotti e guidata dal segretario Fabio Gasperini, ha registrato un utile di 45,9 milioni di euro, dei quali 37,9 milioni sono stati girati alla Curia Romana.

Nel complesso, le risorse controllate direttamente dalla Santa Sede sono stimate in oltre 11 miliardi. Di questi, circa 5 miliardi sono le disponibilità finanziarie vere e proprie, mentre il patrimonio immobiliare vale circa 6 miliardi. Toccherà dunque al nuovo Pontefice mettere ordine nei conti del Vaticano. E colmarne il disavanzo strutturale. Oltre al taglio dei costi, la commozione per la morte di Francesco e il Giubileo potrebbero aiutare, incrementando le donazioni. A partire dall’Obolo di Pietro, la principale entrata della Santa Sede. È grazie a quei fondi, raccolti ogni anno il 29 giugno nelle chiese di tutto il mondo, che il Vaticano riesce a ripianare le perdite registrate nel corso dell’anno. Solo il 10% viene infatti destinato alle opere di carità; gran parte serve invece a sostenere le spese della Curia Romana, le ambasciate, la comunicazione, i giornali e i tribunali ecclesiastici. Nel 2023, racconta sempre Mf, il Fondo Obolo ha incassato 52 milioni, di cui 48,4 milioni di pure donazioni, e ha girato al Papa 109,4 milioni (attingendo dunque alle riserve). Ma la raccolta è in picchiata da anni. E anche nel 2024 si è fermata a un terzo di quanto valeva negli anni d’oro (nel 2009 superava gli 82 milioni di euro).

C’è poi da affrontare il nodo delle pensioni dei dipendenti vaticani (i laici sono 4mila). Anche in questo caso, il buco non è certificato, ma le cifre che circolano indicano una voragine compresa tra 500 milioni e 1 miliardo di euro (in prospettiva). Se un aiuto sul fronte previdenziale dovrebbe arrivare dall’Apsa, c’è un’altra tegola che nei giorni scorsi si è abbattuta sulle esauste finanze vaticane: la condanna di una corte inglese a pagare 4 milioni di sterline al finanziere Raffaele Mincione per la vicenda del palazzo di Sloane Avenue, a Londra. Si tratta di un investimento immobiliare che ha creato un buco da centinaia di milioni e un pesante danno di immagine al Vaticano. E che ora impatterà anche sul bilancio di quest’anno.

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