Leone XIV, riecco il Papa: parla di Gesù anche se non piace a intellettuali e giornalisti

Nella prima omelia Prevost ha invitato a "farsi piccoli perché Lui sia conosciuto". Un messaggio chiaro che delude chi vuole ridurre il Santo Padre al ruolo di anti-Trump
di Antonio Soccilunedì 12 maggio 2025
Leone XIV, riecco il Papa: parla di Gesù anche se non piace a intellettuali e giornalisti
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Uscendo dal santuario della Madonna, a Genazzano, Leone XIV è stato acclamato dalla folla che gridava: «Viva il Papa!». Lui ha salutato e ha risposto: «Viva Maria!». Non è un dettaglio. È il timbro del nuovo Pontefice che, non a caso, nella prima omelia ha affermato che il Pastore della Chiesa deve «sparire perché rimanga Cristo, farsi piccolo perché Lui sia conosciuto e glorificato, spendersi fino in fondo perché a nessuno manchi l’opportunità di conoscerlo e amarlo». Il Papa ha parlato di questo atteggiamento come una “conversione”, riferendosi anzitutto a se stesso, ma ha aggiunto che è una conversione chiesta a chiunque eserciti un’autorità nella Chiesa. È dunque una scelta pastorale che spazza via i personalismi e i protagonismi che mettono in secondo piano Gesù Cristo. In fondo è anche un suggerimento di riflessione per la nostra società e la nostra epoca in cui gli “Ego” sono arroventati anche nella politica, nella società e nella cultura, forse per il crollo delle grandi narrazioni e delle identità collettive.

La mitezza di Leone XIV è apparsa chiara anche nel suo primo Regina caeli. E non è (solo) un tratto della sua personalità, ma è l’esito di un cammino spirituale. Ieri ha preso spunto dalla Domenica del Buon Pastore, in cui il Vangelo parla di Gesù come «il Pastore vero, che conosce e ama le sue pecore e per loro dà la vita». Ha aggiunto: «È lui che guida la Chiesa con il suo Santo Spirito». In quel Vangelo Gesù dice che le sue pecore riconoscono e ascoltano la sua voce e lo seguono: «In effetti», ha detto il Papa citando San Gregorio Magno «le persone corrispondono all’amore di chi le ama».

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Per questo ha chiesto a ciascuno di essere “pastori” secondo il Cuore di Dio. Del resto ieri era anche la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni: il Papa ha sottolineato che «la Chiesa ne ha tanto bisogno... e ai giovani dico: non abbiate paura! Accettate l’invito della Chiesa e di Cristo», parole che hanno riecheggiato quelle famose di Giovanni Paolo II e sono state pronunciate con lo stesso accento, la stessa forza e con lo stesso richiamo all’aiuto della Madonna. Leone e Giovanni Paolo. Il Papa polacco fu un protagonista del crollo del comunismo e il Papa americano sarà un protagonista del crollo della (cattiva) globalizzazione. Ma entrambi con lo sguardo fisso a Gesù Cristo «centro del cosmo e della storia». Questo è ciò che dà fastidio.

È singolare lo smarrimento di certi ambienti progressisti che si trovano davanti un Papa che con mite sicurezza propone la semplicità millenaria della fede cattolica (a cominciare dalla recita dell’Ave Maria fin dalla prima apparizione). Non doveva essere un “Papa progressista”? Mi ha colpito il tweet di un intellettuale che sabato scriveva: «Sentire il neo Papa che parla di Cristo, con tutti i problemi che abbiamo oggi su questa terra, a me è sembrato piuttosto anacronistico e fuori contesto». È diffusa in certi ambienti l’idea che il Papa dovrebbe lasciar perdere certe “vecchie” storie di duemila anni fa e certi “bigottismi”, per parlare come Landini, Schlein o Bonelli.

Tanto è vero che lo stesso intellettuale che ho citato, a cui hanno fatto notare l’assurdità di ciò che ha scritto, ieri è tornato trionfante sull’argomento e, riportando (in parte) le parole del Pontefice nella seconda parte del Regina Caeli, ha replicato: «Il papa: “C’è un conflitto mondiale a pezzi. Mi rivolgo a tutti i potenti della Terra: mai più guerra!” Chiede “una pace giusta” in Ucraina. E su Gaza: “Cessate il fuoco immediato”. Bene, a chi ieri mi diceva: “di cosa deve parlare un papa se non di Cristo?” Beh, vi ha risposto lui». Vorrei fargli notare che anzitutto non ha ricordato tutta la prima parte dell’intervento del Papa, che era, appunto, su Cristo, con la Preghiera del Regina caeli. Poi ha citato la seconda parte, quella in cui tradizionalmente i Pontefici parlano dei problemi del mondo, e lo ha fatto in modo parziale. Ma soprattutto sembra ignorare che Leone XIV, con quelle parole di pace, ha citato Paolo VI, Giovanni Paolo II e Papa Francesco. Cioè il magistero di sempre della Chiesa.

Del resto Leone XIV si è presentato al mondo, l’8 maggio, dicendo «La Pace sia con tutti voi!» e subito dopo aggiungendo: «Fratelli e sorelle carissimi, questo è il primo saluto del Cristo Risorto, il Buon Pastore, che ha dato la vita per il gregge di Dio. Anch’io vorrei che questo saluto di pace entrasse nel vostro cuore, raggiungesse le vostre famiglie, tutte le persone, ovunque siano, tutti i popoli, tutta la terra. La pace sia con voi!». Non c’è contraddizione fra annunciare Cristo e parlare della pace. Perché per i cristiani è lui la Pace. Tutto ciò che è umano, buono e bello deriva da lui e può sussistere e fiorire solo grazie a lui. È lui, il Salvatore di tutto l’uomo, che può guarire tutte le ferite della condizione umana.

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Giornalisti e intellettuali hanno un pregiudizio ideologico verso il cristianesimo. Sono indifferenti o infastiditi se la Chiesa parla di Gesù, che è l’essenziale, perché dovrebbe occuparsi dei problemi del mondo. Se poi essa prende posizione su temi attuali, contraddicendo l’ideologia dominante, gridano allo scandalo e rivendicano la laicità dello Stato. Se invece la Chiesa dice cose che loro credono vicine alle loro idee allora grandi applausi e pretendono di trasformare il Papa nel «leader della sinistra».

Bastava leggere ieri i giornaloni “politicamente corretti” per vedere le solite acrobatiche strumentalizzazioni. Ma con un cortocircuito clamoroso. Infatti hanno osannato per anni Francesco, facendone un loro leader, ma appena è andato sul fronte opposto per la guerra lo hanno silenziato e attaccato. Ora si trovano a fare una spericolata operazione: vogliono appiattire Leone XIV sul predecessore per tutte le cose che condividevano di lui, ma eludono il tema pace (che li imbarazza) perché sono impegnati a farne un anti Trump. Eppure sulla pace (e non solo) Santa Sede e Casa Bianca dicono le stesse cose. Si affaccia un mondo nuovo e i media non lo capiscono.

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