Carabiniere ucciso, agenti indagati: "Atto dovuto", centrodestra indignato

domenica 15 giugno 2025
Carabiniere ucciso, agenti indagati: "Atto dovuto", centrodestra indignato
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È sempre la solita storia dell’«atto dovuto» e del procedimento che scatta «a tutela» di chi, indossando una divisa, si trova costretto a sparare. E così, pure la coppia di poliziotti intervenuta nelle campagne brindisine per fermare i rapinatori che avevano appena colpito a morte il brigadiere capo Carlo Legrottaglie è finita nel registro degli indagati per aver ucciso, in un conflitto a fuoco, uno dei due banditi in fuga. L’accusa?

Omicidio colposo legato all’eccesso colposo nell’uso legittimo delle armi. Nell’avviso di garanzia recapitato dalla Procura di Taranto agli agenti del Commissariato di Grottaglie sono riportate anche le «persone offese»: la moglie, i tre figli e i tre fratelli di Michele Mastropietro, il 59enne responsabile dell’omicidio del carabiniere, con numerosi precedenti penali, la cui salma sarà ora sottoposta ad autopsia.

«Dal punto di vista giuridico ritengo che sia un atto doveroso finalizzato ad accertare le reali cause e le dinamiche di quanto accaduto» ma «sotto un profilo umano, da cittadino e non da avvocato, sono dispiaciuto che due agenti che hanno rischiato la vita in un conflitto a fuoco siano loro adesso a essere indagati», spiega all’Ansa uno dei legali dei due poliziotti, Antonio Maria La Scala. E infatti le polemiche non tardano a montare.

«I colleghi hanno rischiato la loro vita per assicurare alla giustizia due efferati delinquenti e ora rischiano il processo. È un atto di garanzia che consentirà ai colleghi di partecipare a tutte le fasi del processo e anche ad eventuali incidenti probatori ma dovranno farlo con i loro avvocati e sino a quando non terminerà il procedimento avranno la carriera bloccata», attacca il segretario generale del Sindacato autonomo di polizia, Stefano Paoloni. Il nuovo decreto sicurezza varato dal governo ha alzato a 10mila euro (da 5mila) l’anticipo da parte dello Stato delle spese legali per le forze dell’ordine che si trovano invischiate in casi di questo tipo. Questo, però, non basta. «È ora di cambiare la norma e quando sussistono cause di giustificazione del reato quali l’uso legittimo delle armi, la legittima difesa e l’adempimento del dovere non si proceda più con l’avviso di garanzia automatico ma siano prima effettuati accertamenti di garanzia nei quali sia la nostra amministrazione a dover rappresentare gli operatori nelle prime fasi di verifica.

Chi fa il proprio dovere deve essere premiato e non messo sotto processo», avanza Paoloni. «Parole ragionevoli e condivisibili», chiosa il presidente del Senato, Ignazio La Russa. Di «schiaffo alla realtà, alla logica e soprattutto al lavoro di chi ogni giorno rischia la pelle per proteggere i cittadini», parla Domenico Pianese, segretario generale del Coisp. Anche il Sindacato italiano militari chiede «al governo e al Parlamento» di intervenire per «introdurre una nuova “veste processuale” che si collochi a metà strada tra la persona informata sui fatti e il soggetto indagato: un nuovo ruolo, ossia quello del soggetto “indagabile” ma non ancora “indagato”».

Sul fronte politico c’è fermento. Questo doppio avviso di garanzia «lascia senza parole e molta amarezza», dice il capogruppo di Fdi alla Camera, Galeazzo Bignami. «È evidente che su questa fattispecie sarà opportuno intervenire ancora per tutelare le forze dell’ordine». Il sottosegretario agli Interni, il leghista Nicola Molteni, non ha dubbi: «Ora serve immediatamente la tutela processuale che non è né uno scudo penale né uno strumento di impunità.

Stop all’automatismo nell’iscrizione del registro degli indagati per i poliziotti e gli operatori in divisa che agiscono nell’adempimento del dovere per garantire la sicurezza dei cittadini». Il responsabile del Dipartimento sicurezza e immigrazione del Carroccio, Gianni Tonelli, spiega che «è un’assurdità questo modo di concepire l’ordinamento e le norme» perché «il reato non esiste, il procedimento non deve nascere» e quindi «è chiaro che devono essere presi provvedimenti normativi dal legislatore per evitare questa ipocrisia». Aggiunge il deputato Igor Iezzi: «Ha ragione il Sap nel chiedere di riformare le norme per proteggere chi agisce per dovere. È ora di modificare la normativa». Anche Forza Italia, per voce del presidente dei senatori azzurri Maurizio Gasparri, picchia duro: «Abbiamo istituito il fondo assistenza legale, con il decreto sicurezza, ma registriamo con tristezza l’atteggiamento burocratico della magistratura». E poi la stoccata: «L’Anm (Associazione nazionale magistrati, ndr) chieda scusa agli italiani per questa ulteriore vicenda. Altro che riforma della giustizia, dovremmo ripulire da cima a fondo una magistratura che in maniera burocratica mette sullo stesso piano i criminali assassini e il popolo in divisa».

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