E così la grande prova di maturità sarebbe non dare la maturità. Presentarsi all’orale con le mani sudaticce, i libri sotto il braccio, le aspettative di tredici anni di studio riposte in una tasca e fare scena muta davanti alla commissione esaminatrice e a uno stuolo di compagnucci basiti. Gesto di protesta contro una scuola performante che non comprende gli adolescenti e non dà tregua mai, secondo i tre ragazzi veneti che hanno taciuto all’orale. Furberia da guasconi e scelta cretina, secondo chi scrive visto che ognuno dei tre maturandi veneti ha calcolato con precisione matematica la media degli scritti e l’inattaccabilità della promozione prima del coup de théâtre finito sui giornali. Prima Gianmaria, poi Maddalena. L’ultimo dei ribelli è uno studente del liceo classico Canova di Treviso: ha atteso l’esito dello scritto e poi è andato in classe con la sua polemicuzza in canna.
Detto da mamma e non da giornalista. Avete fatto una cazzata enorme di cui vi pentirete amaramente negli anni a venire. E non c’è niente di coraggioso nel vostro gesto ma solo una scelta vigliacca di non sostenere la prima prova vera della vita, anzi sostenerla a metà perché lo scritto è facile e invece all’orale tocca studiare. È sacrosanto e ormai assodato: l’esame di maturità è imperfetto e va riformato. Si basa su calcoli matematici rigidissimi (per cui chi ha studiato negli anni e accumulato crediti passa qualunque sia l’esito delle prove scritte e orali) ed è solo l’ultimo grimaldello di una scuola che raccoglie frustrazioni e burocrazia canaglia, ammorbando il corpo docente e gli studenti. Ma bisogna saper discernere il momento della discussione da quello dell’agire. Passare l’anno incardinati nelle regole come soldatini e poi presentarsi davanti alla commissione fatidica e dire “oddio signori questa scuola non mi piace” è una scemenza. Certo ci sono madri e madri, lo dico con rispetto.
Niente orale di maturità? E allora vieni bocciato
Il ministro Valditara non ha aspettato un terzo caso di orale della maturità rifiutato. È intervenuto con ...La mamma di Maddalena ha accolto la propria figlia a braccia aperte e le ha dato una pacca sulla spalla per la letterina di protesta scritta nottetempo e letta davanti ai prof sulle inefficienze della scuola e su quel vagabondare negli anni senza sentirsi mai capita. Ma la maggior parte dei genitori si incazzerebbe come iene davanti a un figlio che viene meno al suo dovere - forse il primo della vita perché ha paura di non sapere, perché fa figo coi compagni, perché non c’ha avuto voglia. Senza contare il peso che la decisione avrà sui genitori. Pensare un pochino a loro anziché esigere eterna comprensione e amicizia. Ai sacrifici che hanno fatto per farvi studiare. Alle ore perse per spiegare un problema. Alle lezioni di riparazione pagate come oro. Alle estati bruciate per recuperare un credito. “Non ti piace la scuola, cambiamola”. “Non ti senti compreso, andiamo dallo psicologo”. “Il prof è stretto di voti, chiediamo le sue dimissioni”. E davanti al primo esame vero li avete mandati a quel paese e avevate dato forfait.
Non è questo l’essere adulti. Anzi è la prova che non siete maturi. Allora il coraggio dove sta? chiede una certa sinistra incline a solidarizzare coi ragazzi veneti più per ostilità a Valditara che per vera convinzione. Nel sapere Seneca a memoria? Nell’enunciare la teoria della relatività e non perdersi nei suoi meandri? Nell’elaborare una mappa logica che abbracci tutte le materie e sciolga la favella? Nossignori la maturità sta in quella moltitudine di ragazzini caparbi che si svegliano all’alba del giorno dell’esame per un ultimo ripasso, camminano frettolosi per marcare la campanella, si infilano ordinatamente nel corridoio gigante con i banchi lucidati dalle bidelle e distanziati da morire. Alcuni sereni, altri pallidi e tremolanti. Non saranno tutti 100 e lode. Ma avranno fatto la differenza. E imparato che la vita è sacrificio. Richiede impegno. Esige rispetto. Per la scuola, per i genitori e per sé stessi. Scusate lo sfogo accorato mentre giungono complimenti sperticati ai tre ammutinati e contestazioni a Valditara che giustamente ha promesso di bocciare dall’anno prossimo chi non sostiene l’orale. Ma c’è uno stuolo di maturandi che questa mattina forse sta per affrontare l’orale e sarebbe bello che vivesse il momento come da tradizione: l’emozione di quella sedia solitaria, le prime frasi balbettanti, le mani che fremono sulle gambe molli e poi l’abbraccio di chi ti vuol bene. Un nastro che si taglia e una tacca che resta per la vita. Con le sue imperfezioni e le sue lacrime, talvolta opprimenti altre volte liberatorie, ma necessarie per crescere e diventare adulti.