Garlasco, "più di un killer": tam-tam in Procura, l'ipotesi prende piede

di Alessandro Dell'Ortodomenica 13 luglio 2025
Garlasco, "più di un killer": tam-tam in Procura, l'ipotesi prende piede
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Sì, l’ipotesi che il killer di Chiara Poggi - ammazzata a Garlasco il 13 agosto 2007 non fosse soltanto uno, ora prende decisamente più valore. Le prime analisi sul tampone oro-faringeo della vittima prelevato dal medico-legale nel corso dell'autopsia del 2007 (ma mai analizzato in 18 anni, incredibile), effettuate dalla genetista Denise Albani, perito incaricato dal Tribunale di Pavia, avrebbero evidenziato due tracce di Dna “Y”, quindi maschile: una (nella zona laterale) sarebbe attribuibile a una contaminazione da parte di un infermiere assistente del medico legale di allora, ma l’altra, nella parte centrale della bocca, apparterrebbe a un uomo non identificato.

Un ignoto, insomma, visto che la traccia, da un primo confronto preliminare e in attesa degli esiti di una seconda analisi che gli darebbero una valenza scientifica, non sarebbe attribuibile né ad Alberto Stasi (ex fidanzato di Chiara condannato a 16 anni di carcere nel 2015 e ora in semilibertà) né ad Andrea Sempio (amico del fratello della vittima e attualmente indagato per concorso in omicidio), ma a un terzo misterioso uomo. Qualcun altro presente sulla scena del crimine, insomma, come ipotizzano fin dall’inizio di questa seconda indagine gli inquirente e come, esattamente tre mesi fa (il 13 marzo 2025), anche noi di Libero avevamo raccontato.

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Qualcuno, insomma, che nella ricostruzione fatta da chi indaga potrebbe aver provato a zittire Chiara chiudendole la bocca con una mano, dinamica che avvalorerebbe anche la questione della famosa macchia di sangue fotografata sotto la cornetta del telefono fisso di casa Poggi e mai analizzata dai Ris. Se ribadito quanto rilevato dai primi accertamenti - e cioè che quella goccia ematica non potrebbe essere finita lì (da uno schizzo) passando sotto il telefono chiuso, ma soltanto con la cornetta sollevata -, prenderebbe valore l’ipotesi che l’aggressore avrebbe cercato di fermare la 26enne la quale, capito di essere in grave pericolo (e magari vedendo la porta d’ingresso bloccata da una o più persone) si sarebbe diretta verso il telefono per chiedere aiuto. E avrebbe iniziato a gridare.

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Questa traccia di un Dna maschile “ignoto” trovata nel tampone oro-faringeo di Chiara, se confermata, sarebbe di fatto la prima, vera, possibile svolta di un’inchiesta tormentata, complessa, controversa. Un’inchiesta nata più di tre mesi fa con l’iscrizione nel registro degli indagati di Andrea Sempio, 37 anni, per concorso in omicidio, dopo che la difesa di Alberto Stasi aveva portato in Procura una super perizia nella quale veniva spiegato che il A sinistra Alberto Stasi, condannato a sedici anni di carcere per l’omicidio della fidanzata. A destra Andrea Sempio: è stato iscritto nel registro degli indagati dopo che la difesa di Alberto Stasi aveva presentato una superperizia sul Dna trovato a suo tempo sotto le unghie di Chiara Poggi.

Sotto l’articolo di Libero che già il 13 marzo sosteneva l’ipotesi che ad uccidere la ragazza nella sua casa a Garlasco fosse stata più di una persona Dna trovato, ai tempi, sulle unghie di Chiara era utilizzabile, contrariamente a quando sostenuto in passato: un profilo genetico che i Pm di Pavia (dopo aver convocato Sempio per un tampone coattivo, visto che si era rifiutato di presentarsi spontaneamente) attribuiscono all’indagato.

Un’inchiesta poi proseguita con una serie di operazioni-show a favore di telecamere, come le perquisizioni a casa di Sempio e dei suoi amici, la ricerca dell’arma del delitto (mai trovata) nel canale di Tromello (con mezza bugia: è stato fatto credere che fossero stati ritrovati in acqua alcuni oggetti di interesse, ma solo tempo dopo si è saputo che in realtà gli stessi erano stati portati a mano da un muratore egiziano) o gli interrogatori in contemporanea a Sempio (che non si è presentato), Stasi e Marco Poggi, il fratello di Chiara. Un’inchiesta che è diventata un lungo e continuo contraddittorio pubblico (in tv, sui social, sui giornali) tra i periti delle parti per le varie impronte, le tracce, le ipotetiche macchie di sangue.

Un’inchiesta che, diventata un deprimente scontro televisivo tra opinionisti e giornalisti faziosi, tifosi di una o dell’altra parte e quasi mai equilibrati, è finalmente entrata nel vivo con l’inizio del maxi incidente probatorio che ha dato la parola alla scienza. Ma che, fino all’altro giorno, non aveva portato nulla di nuovo né di interessante. Ora, invece, la possibile svolta con il Dna. Una novità che, dopo 18 anni, potrebbe riscrivere la storia di uno dei più controversi e clamorosi casi di cronaca nera.

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