Quando, nel 2021, il Csm, l’organo di autogoverno della magistratura, trasferisce Fabio Napoleone a dirigere la procura di Pavia nessuno può immaginare che quella sia la prima pedina di un domino che travolgerà (e riaprirà) il “caso Garlasco”.
Oggi, quattro anni dopo, con l’indagine a carico dell’ex procuratore Mario Venditti, è sbagliato pensare che il cerchio sia già chiuso: un po’ perché un’iscrizione nel registro degli indagati non è una sentenza (noi siamo garantisti con tutti, lo saremo anche con gli ex magistrati) e un po’ perché la tragica morte di Chiara Poggi, avvenuta nell’agosto del 2007, in quel villino a due piani di via Pascoli, nella bassa lombarda che è la provincia sotto i riflettori da quasi due decenni, in tutta questa storia c’entra fino a un certo punto.
Il delitto più chiacchierato del nuovo secolo, i colpevolisti, gli innocentisti, l’incidente probatorio, Alberto Stasi in galera da sedici anni e Andrea Sempio nel frullatore dell’eco mediatica da sei mesi: ma tutto attorno c’è un caos di detti e non detti, di sospetti, di dubbi che toccano, sì, anche il “faldone Garlasco”, ma che sono assai più ampi.
Qualcuno parla di “sistema pavese”: è un presunto giro di corruzione, forse ha coinvolto addirittura agenti delle forze dell’ordine, forse è arrivato persino in procura. È questo il cruccio di Napoleone quando arriva a Pavia: spazzare via ogni incertezza, capire se (e cosa) sia successo. Assieme a lui c’è Stefano Civardi (il pm che riaprirà davvero Garlasco), anche lui appena spostato da Milano: durante un blitz negli uffici della società di smaltimento dei rifiuti della città, l’Asm, scatta il sequestro di una mole di documenti, telefonini e computer impressionante. È il novembre del 2023 ed è il secondo tassello del domino. Quella passerà alla storia come l’inchiesta “Clean 1” che, da un lato, scombussolerà i vertici dell’Asm e, dall’altro, farà emergere i primi nomi scottanti.
Tra il materiale prelevato saltano fuori i contatti di Maurizio Pappalardo, l’ex comandante del nucleo informativo dei carabinieri di Pavia, e di Antonio Scoppetta, un’agente dell’Arma forestale. Entrambi lavorano in procura. L’operazione “Clean 2” fa il resto: si inizia a ipotizzare di presunti scambi di favori, di relazioni non del tutto legittime, di interessi che si scontrano. Il “caso Garlasco” rimane sullo sfondo, però il timore si accende: se questo “sistema” ha funzionato in altre occasioni, non è che, magari, è stato usato pure qui?
Garlasco, quando è stato sequestrato il "pizzino": ora tutto torna?
La notizia, inaspettata, è arrivata in una Pavia con la pioggia che ha accompagnato la spola tra il palazzo di Gi...Salto temporale in avanti, aprile scorso: la procura di Napoleone riempie uno scatolone di carte e lo spedisce ai colleghi di Brescia (chiaramente la magistratura di Pavia non può indagare su se stessa, quello che è titolata a farlo è semmai il foro bresciano: non c’è niente di strano, anzi è giusto così, è la prassi), dice noi-non-possiamo-ci-sono-gli-accertamenti-spetta-a-voi e segnala che, in mezzo al materiale raccolto, c’è anche il periodo in cui Venditti ha gestito i suoi uffici.
L’epilogo (fino a qui, la sfera di cristallo per sapere come andrà a finire non l’abbiamo) è l’accusa di corruzione in atti giudiziari per via dell’ormai già famoso biglietto ritrovato a casa Sempio in una perquisizione di maggio. Venditti meno di tre mesi fa è stato confermato (fino al 2026) alla guida del casinò di Campione d’Italia, è in pensione. Si tratta di due procedimenti, diversi, il “caso Garlasco” da una parte e il “caso Venditti” dall’altra, tuttavia, in un certo senso, sono collegati e l’uno non scagiona (o condanna) l’altro né viceversa, però non fotografare il quadro generale restituirebbe uno scenario a metà.