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Pd, Cgil e centri sociali: in piazza contro la pace con chi esalta i terroristi

A Milano slogan-choc: "Netanyahu va decapitato. Hamas? I più coscienti". E, in parata, sfila il fronte progressista
di Massimo Sanvitodomenica 12 ottobre 2025
Pd, Cgil e centri sociali: in piazza contro la pace con chi esalta i terroristi

(Ipa)

4' di lettura

Attenzione, perché qui la faccenda è grave. Molto più del previsto. La patologia pro-Pal sta virando verso una forma così aggressiva, capace di intaccare irrimediabilmente le sinapsi, che non si esclude il rischio della protesta infinita. I palestinesi di Gaza esultano per la fine della guerra, quelli d’Italia berciano slogan e proseguono nell’occupazione permanente di piazze, università e scuole. E magari fossero solo centri sociali, sindacati rossi e collettivi studenteschi a mantenere la trincea oltranzista...

A Bologna, ieri, dietro lo striscione “Sia una pace giusta”, c’era pure il Partito democratico, col segretario cittadino Enrico Di Stasi e l’assessore alla Mobilità Michele Campaniello. E poi l’Usb, la Cgil, l’Anpi, Cambiare rotta, Potere al Popolo, Rifondazione comunista, tre attivisti che erano bordo della Global Sumud Flotilla e pure Patrick Zaki. Un’allegra combriccola. Yassine Lafram, presidente dell’Unione delle comunità islamiche italiane, anche lui tra coloro che hanno provato a sfondare il blocco navale imposto da Israele, ha spiegato che «bisogna scendere in piazza perché le sofferenze non cessano con una firma: manca il senso di umanità di queste persone che ancora hanno il coraggio di parlare dopo aver sostenuto un genocidio, una copertura politica e mediatica che non sfugge agli occhi di nessuno». Sarà. A Milano, in testa al solito corteo del sabato, c’era Mohammad Hannoun, già gravato con un foglio di via dal capoluogo lombardo dopo le sue parole a difesa dei cacciatori di ebrei di Amsterdam (al termine di Ajax-Hapoel Tel Aviv del 7 novembre 2024). E poi le solite facce, dai palestinesi agli antagonisti. Alcune erano coperte integralmente dal niqab: si vedevano solo gli occhi. Presenti anche esponenti locali piddini e Verdi. Il menù della giornata? Slogan come «il 7 ottobre non è una ricorrenza»; immagini-santino di Yahya Sinwar, una delle menti degli attentati terroristici perpetrati da Hamas; odio verso l’Occidente che «ha armato i nazisionisti»; fotomontaggi di Adolf Hitler con la bandiera israeliana sul braccio e di Giorgia Meloni vestita da gerarca. Senza dimenticare i pensieri dei pro-Pal in sfilata. Dal mefagono del carro che faceva strada si sono sentite tali parole: «Il mio sogno è vedere Netanyahu giustiziato con la testa volare». C’è di più.

Sempre al megafono si ode che «Hamas è la punta più cosciente del popolo palestinese». Un clima davvero pacifista quello che si respirava ieri nella metropoli, non c’è che dire. E domani pomeriggio, sempre a Milano, la galassia pro-Pal insoddisfatta pure della pace, si radunerà fuori dal Comune per chiedere «l’interruzione del gemellaggio tra Milano e Tel Aviv». Venerdì, invece, al liceo classico Berchet, nell’ambito dell’occupazione gestita dal collettivo, ha fatto capolino Paolo Romano, il consigliere regionale lombardo del Pd che ha raccontato la sua esperienza a bordo della Flotilla.

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Anche a Torino, nonostante le buone notizie giunte dai negoziati di pace, la piazza non è rimasta vuota. Perché ai “no a tutto” non basta il cessate il fuoco. Vogliono la cancellazione di Israele. Un manifestante, al megafono, ha arringato così la folla: «Questo è anche il momento in cui la Palestina ha più che mai bisogno che tutti i popoli che si sono mossi in sostegno continuino a farlo, continuino a bloccare, continuino a scendere in piazza, perché se abbiamo raggiunto questo, possiamo raggiungere anche l’obiettivo che ci diciamo dall’inizio di queste piazze: una Palestina libera dal fiume fino al mare». Restando in Piemonte, ieri a Verbania è giunto il “Battello di pace”, la crociera simbolica tra le due sponde del lago Maggiore organizzata dalla rete “Artigiani di pace”.

La bandiera di Israele cucita insieme a quella palestinese, sulla barca, è però andata di traverso ai pro-Pal duri e puri. «No all’ipocrisia: basta scegliere da che parte della storia stare», hanno spiegato. Un altro capitolo si aprirà martedì a Udine, col corteo di contestazione alla partita Italia-Israele. Il centrodestra sta facendo leva sul sindaco Alberto De Toni (centrosinistra) affinché convinca gli organizzatori a lasciar perdere: «Non ha davvero più senso chiedere a Udine il sacrificio di venire blindata per cortei che oggi, dopo il miracolo di una tregua che sembrava impossibile, risultano incomprensibili». Molti commercianti, temendo disordini, hanno già deciso di tenere chiusi i propri negozi.

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Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, tiene alta l’allerta: «Segnalo che i nostri specialisti investigatori, da tempo, hanno appurato la ricomparsa sullo scenario di alcuni vecchi nostalgici fautori della lotta armata, con nome e cognome, volti ben definiti. Molto spesso non prendere subito nettamente le distanze, pur di non avere un posizionamento analogo a quello di chi sta al governo, poi determina che si registrano gli effetti della sottovalutazione quando è troppo tardi». Il ministro dell’Università, Anna Maria Bernini, ha invece scritto a tutti i rettori del Paese per le troppe occupazioni: «Dobbiamo provvedere a tutto questo perché un eccesso di occupazione significa privazione di del diritto allo studio».

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