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Verona, strage di carabinieri. Il procuratore: "Gesto premeditato dei tre fratelli"

di Claudio Brigliadorimartedì 14 ottobre 2025
Verona, strage di carabinieri. Il procuratore: "Gesto premeditato dei tre fratelli"

3' di lettura

"Sapevamo che la situazione era disastrosa. Si erano cosparsi di benzina l'ultima volta. Avevano perso tutto ormai... vivevano senza corrente, senza gas, vivevano come dentro a una grotta. Sapevamo tutti che era una situazione difficile, e già in 4/5 occasioni avevano preannunciato il peggio. Ora che gli avevano pignorato tutto dicevano 'piuttosto che lasciare casa ci facciamo saltare in aria'". Lo ha detto all'agenzia Agi un vicino di casa dei fratelli che nella notte hanno fatto esplodere un casolare a Castel d'Azzano, nel Veronese. Un gesto agghiacciante che ha provocato la morte di tre carabinieri impiegati nello sgombero, all'alba, e il ferimento grave di altri 11 tra carabinieri e poliziotti. Una storia agghiacciante. Le vittime sono il Luogotenente Carica Speciale Marco Piffari, il carabiniere Scelto Davide Bernardello e il Brigadiere Capo Qualifica Speciale Valerio Daprà.

Parla di "gesto volontario e premeditato", il procuratore capo di Verona Raffaele Tito, messo in atto dai fratelli: si tratta di Franco, Dino e Maria Luisa Ramponi, agricoltori e allevatori con problemi finanziari e ipotecari. Prima in ottobre, e poi il 24 novembre del 2024 si erano opposti all'arrivo dell'ufficiale giudiziario aprendo una bombola di gas. Franco e Maria Luisa erano anche saliti sul tetto. Sul posto erano arrivati i vigili del fuoco, Carabinieri e Polizia locale, che dopo una mediazione avevano evitato il peggio. Non così, purtroppo, questa notte.

"Pare che un innesco delle bombole a gas è stato fatto con una bottiglia molotov. Sicuramente è un fatto volontario, non c'è dubbio. Carabinieri, polizia e vigili del fuoco avevano fatto un'attenta pianificazione. L'azione è stata talmente violenta che era difficile da prevedere. Non era uno sfratto, io non ho delegato lo sfratto: ho delegato la perquisizione alla ricerca di questi prodotti, questo era lo scopo della perquisizione. Il giudice civile aveva ordinato l'ordine di liberazione l'11 ottobre", ha puntualizzato il procuratore capo Tito. "Ho visto i Carabinieri portati via da sotto le macerie e mi ha molto colpito: è una tragedia che non ha eguali. Una cosa è una guerra di mafia, un'altra è morire così...", ha concluso il procuratore visibilmente commosso.

I tre fratelli sostenevano di essere stati "ingannati" e che la sentenza del Tribunale che li sfrattava dal casolare era sbagliata. La vicenda nasce da un mutuo che avrebbero sottoscritto nel 2014, con l'ipoteca di campi e casa. I tre avevano però sempre sostenuto di non aver mai firmato i documenti per il prestito, e che anzi le firme erano state contraffatte. L'iter giudiziario era però arrivato fino alla decisione di esecuzione dell'esproprio.

"Era una casa disastrata, fatiscente. Carabinieri, Prefettura e Comune si erano dati da fare, c'era già anche un alloggio alternativo. Era una situazione molto difficile che andava avanti da molto tempo", ha conclus Tito.  Per lo sgombero dei tre fratelli, ha spiegato il ministro degli Interni Matteo Piantedosi in conferenza stampa fuori dal comando generale dei carabinieri a Roma, ci sarebbe stato anche "un intervento di mediazione. Ma queste sono le prime ricostruzioni, ora gli inquirenti faranno il loro lavoro. Si doveva eseguire un provvedimento di sgombero, c'era già stato un tentativo in passato" e "si era capito fossimo di fronte a persone che avrebbero posto resistenza", ha aggiunto il ministro.

"La dinamica ci lascia attoniti - aggiunge Piantedosi - Era inimmaginabile che ci potesse essere un livello di aggressività di questo tipo, della quale sono rimasti vittime i poveri tre carabinieri. L'Arma aveva mandato degli esperti mediatori per parlare con gli occupanti e c'era stato un contatto che sembra potesse essere foriere di una composizione tranquilla. Quindi c'è stato apparentemente un atto veramente proditorio, quasi premeditato. Però queste sono prime ricostruzioni, poi è giusto che gli inquirenti facciano il loro lavoro".