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Famiglia nel bosco, arriva la svolta? Cosa si vocifera

di Claudia Osmettimartedì 16 dicembre 2025
Famiglia nel bosco, arriva la svolta? Cosa si vocifera

3' di lettura

Ci sperano, i Birmingham - Trevallion. D’altronde è quasi Natale, anche se il loro casolare nel bosco di Palmoli, in provincia di Chieti, è ancora semi vuoto. Babbo Nathan si è detto disposto ad adeguarlo, ad aggiungere gli infissi e a metterci il bagno: ha fatto qualcosina in più, ha accettato l’offerta di un ristoratore teatino, Armando Carusi, e, ipotizzando che i lavori dureranno almeno tre mesi, ha acconsentito a trasferirsi in una casa messa a disposizione da quest’ultimo per tutto il periodo che sarà necessario. Lui, assieme all’intera sua (ormai famosissima) famiglia. È la storia infinita, la vicenda mezza favola e mezzo (ossia dall’apprendimento spontaneo, senza programmi o lezioni o test) a un modello di homeschooling (che prevede un insegnante “a domicilio” e un piano scolastico definito e su misura ma in sintonia con quelli istituzionali). I segnali, dicono quelli che vorrebbero vedere ricongiungersi questo nucleo famigliare al più presto, ci sono. Sono tanti. Son lì da vedere. Sono piccoli passi in avanti che, però, colmano distanze importanti se a farli sono due quarantenni stranieri votati al neoruralismo, abituati (per scelta) a vivere senza corrente elettrica e lontano dalle comodità della città. Stanno facendo il possibile, i Birmingham - Trevallion, per riabbracciare i loro figli e chiudere il portone del casolare lasciando fuori il resto del mondo. La scuola, la casa, l’aspetto della socialità per i bimbi. Ci sarebbe un conto corrente dedicato proprio a loro, ai piccoli, in Australia, che è il Paese di provenienza della madre, originaria di Melbourne: forse non è la soluzione definitiva, ma è qualcosa, è una garanzia economica, un sostegno concreto. C’è la gara di solidarietà che in tanti hanno dimostrato (avanzando proposte simili a quella di Carusi, pure il cantante

Al Bano si è espresso a riguardo). C’è la politica che prova a dare una mano («Questa è l’ennesima notte che tre bambini passano lontani dalla mamma, dal papà e dal loro lettino, dai loro giochi nel bosco», commenta il vicepremier e segretario della Lega Matteo Salvini «anche qua qualcuno è intervenuto a gamba tesa, con nostalgie forse dell’Unione sovietica»), c’è la cordata social, il ricordo di quanti hanno vissuto un’esperienza simile. C’è, soprattutto, la scadenza dei termini procedurali. Oggi all’Aquila si terrà l’udienza davanti alla corte d’appello sul ricorso presentato dai Birmingham- Trevallion: babbo Nathan e mamma Catherine non saranno presenti in tribunale, tuttavia è possibile che si arrivi a una svolta dopo che, a metà novembre, la magistratura per i minorenni della stessa città ha sospeso la responsabilità genitoriale dei due e ha disposto il collocamento dei loro tre figli in una struttura protetta di Vasto. Si torna al punto di partenza, è (dita incrociate) il cerchio che si chiude.


Ma non senza discussioni e accuse che travalicano quella selva abruzzese centro della faccenda. «In Italia, oggi, sono circa 16mila gli studenti che seguono percorsi d’istruzione parentale», spiega il deputato leghista Rossano Sasso che è il primo firmatario di una proposta di legge proprio su questo tema: «Vogliamo introdurre misure concrete per il sostegno economico a questo tipo di istruzione». Apriti cielo, dall’altra parte (quella dell’Alleanza tra verdi e sinistra) Elisabetta Piccolotti chiama in causa proprio il ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara (Lega): «Si comporta come un ministro della Propaganda. A questo punto un ministro degno di questo nome avrebbe già inviato gli ispettori nella scuola paritaria Novalis Open School di Brescia che ha rilasciato un certificato di idoneità alla classe terza per la maggiore dei bambini. Invece di mandare ispettori dove parla Albanese li mandi lì». Che ecco, ci mancava giusto qualcuno che tirasse in ballo (totalmente a sproposito) la pasionaria pro Gaza pure qui. A Palmoli.