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Inps, Tito Boeri: "Basta pagare pensioni non contributive agli italiani all'estero"

Giulio Bucchi
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«Perché non smettere di pagare prestazioni non contributive all'estero?». È la proposta formulata dal presidente dell'Inps, Tito Boeri, presentando il rapporto Inps sulle pensioni all'estero. Dallo studio emerge che l'importo annuo delle integrazioni al minimo più le maggiorazioni sociali supera i 200 milioni (206,8) nei cinque paesi extra Ue dove risiedono in maggioranza pensionati italiani (Argentina, Australia, Usa, Canada e Brasile). L'Italia - ha fatto notare Boeri - è uno dei pochi paesi a riconoscere la portabilità extra Ue della parte non contributiva delle pensioni, mentre nell'ambito Ue questa opzione non è più data in virtù dei regolamenti comunitari. «Paghiamo così integrazioni al minimo e maggiorazioni sociali a persone che vivono e pagano le tasse altrove, riducendo il costo dell'assistenza sociale in questi paesi - ha fatto notare Boeri - mentre noi non abbiamo una rete di assistenza sociale di base per chi vive e paga le tasse in Italia». «Si parla spesso di contrasto alla povertà e di reddito minimo e si dice che le risorse non ci sono - ha sottolineato il presidente dell'Inps - Credo che valga la pena di riflettere su questi dati. È paradossale che non si abbiano in Italia strumenti di contrasto alla povertà e che poi si paghi l'assistenza sociale ad altri paesi», dove peraltro non è possibile esercitare controlli utilizzando strumenti quali l'Isee. Il rapporto Inps mostra che i trattamenti pensionistici erogati all'estero sono quasi 400 mila (383.630) per un importo complessivo di oltre un miliardo di euro (1,067), in più di 150 paesi. Il 61% delle pensioni sono di vecchiaia o anzianità, il 4% di invalidità e il 35% sono erogate ai superstiti. I pensionati sono in numero maggiore in Europa (180.250), in America del Nord (102.370) e in Oceania (50.260); ma mentre in Canada, Usa e Australia il numero è in diminuzione, in Europa sembra avviata un'inversione di tendenza, con un incremento nel 2014 che ha riguardato in particolare la Germania (+2%).

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