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Giuliano Ferrara e il "tallone d'Achille" di Angela Merkel

Andrea Tempestini
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Angela Merkel ha cacciato da Berlino il capo della stazione della Cia, insomma il capo dei servizi segreti Usa nel territorio tedesco, la cui identità è nota solo a Washington e ai più alti diplomatici del Paese ospitante. Dopo la cacciata, la Cancelliera ha affermato: "Spiare gli alleati è una perdita di tempo, i principi ispiratori della Germania sono diversi da quelli degli Stati Uniti". Uno strappo diplomatico con pochi precedenti condito da parole molto aspre, quello della Merkel. Il caso viene commentato su Il Foglio da Giuliano Ferrara, che esordisce spiegando che "queste due simpatiche grossolanità della cancelliera tedesca nascono da una decisione di espulsione legittima, e forse utile alla sicurezza dello stato, ma la spiegano in modo troppo ingenuo o troppo furbo (scegliete voi). Reti informative - Dunque l'Elefantino si spende in una sorta di elogio dello spionaggio, sul quale ricorda di avere ben più di "una minima competenza". Il direttore spiega che lo spionaggio, forse, è ancora più importante tra alleati: "Ma poi per un concetto elementare: sei un mio alleato, dunque il mio nemico cercherà di infiltrarti per colpire anche me, la nostra comune rete, e devo sempre sapere quanto protetta sia la tua, di rete informativa, e non posso accontentarmi dei tuoi controlli". Entrando nel caso specifico, Ferrara ricorda poi che "il grottesco è che tutto nasce dalle rivelazioni di Edward Snowden e in parte da Julian Assange e dal suo Wikileaks. Tutto, compresa la cacciata ieri impensabile del capo stazione della Cia a Berlino, nasce dal carattere insieme febbrile, rinunciatario o riluttante, che ha impresso di sé i passi malcerti dell'Amministrazione Obama negli ultimi anni". Dunque l'Elefantino sottolinea che "la Nsa americana e la Cia probabilmente hanno esagerato la loro esposizione nel campo dei partner, non si dice l'attività ma l'esposizione". Tallone d'Achille - Il direttore ricorda poi che "don't ask don't tell non è un grande programma militare in un settore in cui non si deve fare altro che quello, to ask, to know and to tell, nel più impermeabile segreto". Quindi prosegue con una lunga lista di scenari internazionali per dimostrare come la "sorveglianza" sia un'assoluta priorità (dall'Ossezia all'Abkhazia, dall'Ucraina alla Russia di Putin). E dunque, nelle ultime righe dell'editoriale, Ferrara fa balenare il sospetto: "Anche per la Cina (si tratta, per la via d'acqua meridionale, di 5.300 miliardi di dollari, bella cifretta), sapere quel che succede a Berlino comincia a diventare utile. Si può cacciare una superspia perché è svelato al mondo il tuo tallone d'Achille, ma sostenere che spiare e controspiare nel tuo campo è una perdita di tempo è poco assennato o troppo callido". Insomma, pur senza sapere di preciso quale, l'Elefantino sospetta che la "cacciata" del capo della Cia sia dovuta a un fatto soltanto: aveva scoperto qualcosa di troppo, qualcosa di troppo scomodo per la Germania e la Merkel.

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