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Renzi lancia il suo Big Bang: il Pd rischia di esplodere

Il sindaco di Firenze inaugura la sua iniziativa e spara ad alzo zero: "Democratici rimasti al Novecento"

Andrea Tempestini
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L'ingresso è una piazza: tre panchine e un campetto da basket. Mentre il palco, dove si muove un infaticabile Luigi De Siervo, direttore commerciale della Rai, e uno dei migliori amici di Matteo Renzi, è una casa. A destra un tavolo di legno con tre sedie, a sinistra  un divano di pelle marrone. Lo sfondo, creato al computer, riproduce le pareti di un interno: due finestre, poi una libreria, poi il vano di una scala. Perché la politica deve c'entrare con la vita normale. Ecco il Big Bang di Matteo Renzi. Una rivoluzione di segni, prima che di idee. Da nessuna parte c'è il simbolo del Pd. Solo dinosauri disegnati alle pareti (il motto, evoluzione della rottamazione, è un invito a muoversi: «I dinosauri non si sono estinti da soli»). Capisci che qualcosa succederà, anzi sta già succedendo, dalla gente che si muove sotto il palco. Dal produttore televisivo Giorgio Gori, fondatore di Magnolia, tra i primi ad arrivare alla Stazione Leopolda, ad Alessandro Campo Dall'Orto, numero due di Mtv Mondo, che si informa sugli ultimi dettagli. È stato Gori a cercare Matteo Renzi, ormai parecchi mesi fa. E come lui hanno fatto Alessandro Baricco, Edoardo Nesi, Oscar Farinetti di EatItaly, Fausto Brizzi. Insomma: questo 36enne che fa il sindaco e dice di non aspirare ad altro, ma nessuno ci crede, continua ad attirare gente che scommette tempo, energie, risorse su di lui. Lo mettono nero su bianco, in una lettera, Gori, Dall'Orto, Riccardo Bonacina, direttore editoriale di “Vita”, Riccardo Luna, direttore della rivista Wired e Giuliano Da Empoli, sociologo che Renzi ha voluto come assessore alla Cultura a Firenze. Un vero e proprio endorsement per dire che l'Italia può ripartire da lui. E che Renzi non è da solo. Come conferma, en passant, anche lui: «Dopo questi tre giorni vi accorgerete non solo che Renzi non è solo, ma anche che non è il solo». C'è una squadra. Ed è pronta. Si aspetta solo il fischio di inizio. E da ieri a legittimare la sua corsa è anche il segretario del Pd che, sul Messaggero, per la prima volta ha aperto alla possibilità che alle primarie possa correre chi vuole. Anche altri esponenti del Pd. Renzi raccoglie la sfida: «Mi sembra positivo che Bersani abbia detto che si può partecipare liberamente. Ma io non lo dubitavo». E, con un esempio che non farà piacere al segretario: «In Francia alle primarie correva chi voleva. Martin Aubry, che era il segretario del Partito socialista, ha corso e ha perso». Auguri, insomma. Ma tranquilli, per ufficializzare il nome è presto. Al Big Bang, oggi, si candidano le idee. Ne anticipa alcune: abolizione del valore legale del titolo di studio e del finanziamento ai partiti, protezioni crescenti, ma nessuno sia inamovibile, riforma delle pensioni perché  «essere di sinistra vuol dire difendere l'equità e garantire a una persona di uscire dal lavoro a spese degli altri non è equità» e poi basta con i contratti a tempo indeterminato nel pubblico impiego. Rottura nelle idee e nelle parole. Come quando Renzi, spiegando come funziona (ognuno parla per cinque minuti, lanciando una proposta, ecco cosa farei se fossi il premier), dice: «Ora vi potrei fare una supercazzola sulla crisi della rappresentatività, il bisogno di un partito  aperto. Ma  vi annoiereste e non vi convincerei». Vuole, spiega, un «wiki-Pd» un partito dove ognuno contribuisce con un'idea. «Perché il fatto che Berlusconi sia alla fine lo sanno tutti, ma cosa ci sarà dopo no. Il Bing Bang è questo: immaginare il dopo». E il dopo, per Renzi, è un Pd diverso. «Vero«, dice lui, «che non riproponga schemi legati al ‘900». Tanto per non fare esempi: «L'idea che a scrivere il programma economico del Pd sia uno che sta chiuso in un centro studi  o in una stanza del Nazareno e non prenderebbe i voti dal suo condominio, ma ci viene a dare la linea, è superata. Il mondo è diverso!». Dove il riferimento è a Stefano Fassina, responsabile economico del partito. Alle 21 si comincia. Parla una giovane avvocato e l'inventore dei Gormiti. Il manager di CasaKlima e Baricco. Il Big Bang è anche questo. Mescolare alto e basso. La rivoluzione renziana è cominciata. E non è uno scherzo.  di Elisa Calessi

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