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Milano, "Bombe e manganelli": la piazza di sinistra si spacca

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Cortocircuito a sinistra, con il presidio "contro le bombe e i manganelli" organizzato a Milano che si trasforma in una clamorosa resa dei conti interna tra i partecipanti. Un ennesimo triste episodio che questa volta non ha visto la polizia al centro delle polemiche (e degli attacchi), segno che il vero problema di certe piazza è la violenza strisciante tra chi le vuole usare per fini politici.

Il presidio è "Dalle Università, fermiamo bombe e manganelli", organizzato in piazza Fontana. Alcuni manifestanti, legati al collettivo Osa e Cambiare Rotta, hanno preso la parola contestando agli altri partecipanti alla protesta, legati all'Udu, Arci, Movimento 5 Stelle e Fiom, di spacciarsi per opposizione ma di far parte della stessa classe politica da cui si dissociano.

 

 

 

"C'è chi vuole mettersi la bandierina e metterci il cappello senza condividere una questione che è trasversale e non è questione di Unione degli Universitari, di Cambiare Rotta o di chi volete. È una questione del fatto che c'è gente che è stata manganellata. C'è una repressione del dissenso smisurata e questa situazione qua giova solamente a chi ci vuole reprimere", commenta Ivan dell'Unione degli Universitari.

 

 

 

Dalla parte opposta della piazza, risponde Giacomo di Cambiare Rotta: "Noi eravamo in piazza a Pisa a differenza di qualcun altro, abbiamo sempre fatto le lotte. Se loro prendono come un attacco il fatto che attacchiamo le politiche dei manganelli e dell'alternanza scuola lavoro, significa che loro giustificano una certa repressione nei nostri confronti e invece ne attaccano un'altra, quindi significa che loro vogliono strumentalizzare la piazza e decidere quale repressione gli piace". La piazza è rimasta spaccata per tutta la durata della manifestazione, alla quale erano presenti alcune decine di persone. 

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