In una città paralizzata dalla maxi inchiesta sull’urbanistica, che vede coinvolte oltre 4.500 famiglie in attesa di risposte e 150 cantieri bloccati, il sindaco Sala sembra avere una sola preoccupazione: trovare un nuovo spazio per i leoncavallini, rimasti da giovedì senza casa.
Il sindaco Sala, che ha lamentato di essere stato avvisato solo in un secondo momento, ribadisce la necessità di trovare una soluzione, in quanto il centro sociale - come ha spiegato più volte rappresenta un «valore storico della città». «A mio parere, questo centro sociale deve continuare a emettere cultura, chiaramente in un contesto di legalità. Da anni e anni è un luogo pacifico di impegno. Confermo la volontà di mantenere aperta l’interlocuzione con i responsabili delle attività del centro sociale», aveva detto a poche ore dalla notizia di sfratto.
A rincarare la dose ci ha pensato anche la numero due di Palazzo Marino, la vicesindaca Anna Scavuzzo, che ieri ha definito il ripristino della legalità una «prova di forza».
La Dem ha inoltre confermato che nella prossima seduta di Giunta, il 28 agosto, sarà votata la delibera con le linee guida per le manifestazioni di interesse sull’area comunale di via San Dionigi: primo step per una eventuale nuova casa del Leonka.
«Come amministrazione ci siamo chiesti cosa sia successo. Ieri c’è stata una prova muscolare che ci siamo chiesti a cosa servisse: di certo non è andata in scena una soluzione», osserva la vicesindaca, che – convinta di essere dalla parte della ragione – auspica persino un aiuto anche da parte dell’esecutivo di Giorgia Meloni.
«Vedremo se il governo è disponibile a cercare soluzioni» ma quel che è certo, secondo Scavuzzo, è che «non è risolta la questione Leoncavallo: non so se al ministro Piantedosi è chiaro». Parole cariche di enfasi, quelle pronunciate dalla numero due del Comune. Parole che rivelano chiaramente quali siano le priorità di questa amministrazione, che non sembra mostrare la stessa urgenza nel trovare una sistemazione per i 4.500 nuclei familiari rimasti senza casa a causa del “terremoto urbanistico”.
Un terremoto che avrebbe dovuto spingere Palazzo Marino a rivedere le proprie priorità, alla luce del disagio vissuto da migliaia di cittadini che da oltre un anno attendono risposte. Ma il cuore della Scavuzzo appartiene ai leoncavallini e un po’ stizzita continua la sua difesa spiegando che «se ci sono degli spazi occupati, se si vuole fare emergere il sommerso, ci si siede a un tavolo e si media, come è successo ad esempio in via Oglio alcuni anni fa» e sul Leoncavallo «il tavolo in prefettura in teoria c’era già» osserva Scavuzzo, che ricordiamo ha le deleghe all’Urbanistica. «Avevamo capito che fossero disponibili a trovare una soluzione e invece c’è stata questa specie di finto sgombero». La delibera per arrivare a dare in concessione l’area di via San Dionigi «è aperta a tutti - ricorda la dem - e non costruita appositamente per il Leoncavallo» anche se con la consapevolezza che «può dare una risposta all’esperienza del Leoncavallo».
E proprio su quell’area lo scorso marzo l’associazione Mamme antifasciste del Leoncavallo aveva inviato già una manifestazione informale d’interesse. «Capisco l’auspicio di vedersi assegnare uno spazio chiavi in mano ma non si può», evidenzia rammaricata la vicesindaca. Ed è proprio tutto questo pathos e sensazionalismo a non andare giù a molti. In primis alle vere vittime: il Comitato Famiglie Sospese – Vite in attesa. «Se dovessero trovare una soluzione in tempi rapidi mentre noi siamo ancora qui ad aspettare solo un tavolo (nemmeno una soluzione) è chiaro che la nostra frustrazione cresce. Sia a livello locale (con tutta questa mobilità) sia a livello nazionale (vorremmo godere anche noi di questa attenzione sia da sinistra che da destra)», spiega a Libero il portavoce Filippo Borsellino.
«Tra molti di noi c’è la sensazione che, se avessimo occupato un immobile illegalmente invece di procedere per vie legali, oggi saremmo stati più tutelati», aggiunge. A pensarla allo stesso modo anche uno degli acquirenti di un immobile in via Savona 105, Diego Locatelli: «Penso che oggi per avere visibilità e attenzione dalle istituzioni devi essere una minoranza rumorosa in modo che il politicamente corretto si allinea al pensiero unico dominante. Le persone normali non spaccano vetrine per mandare messaggi per cui non sono interessati...».
E in merito a quanto avvenuto nelle ultime ore, il comitato sta anche valutando un’iniziativa. A intervenire sulla questione è il deputato di Fratelli d’Italia, Riccardo De Corato, che nel corso degli anni ha sempre seguito la vicenda con attenzione. «Se il Comune di Milano dovesse concedere abusivamente uno spazio pubblico o in violazione delle norme, procederò immediatamente con un esposto alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti, investendo anche l’Anac e il Prefetto per i profili di trasparenza e ordine pubblico. Chiederò inoltre accesso agli atti su ogni passaggio istruttorio».