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Antonio Socci: "Sinistra illusa, Sergio Mattarella non tifa per l'accordo tra Pd e Movimento 5 Stelle"

Cristina Agostini
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In queste ore frenetiche - com'era prevedibile - c'è chi prova a tirare per la giacca il presidente Mattarella attribuendo a lui pensieri e progetti propri. Sperando così di "indirizzare" le cose. In particolare c'è chi diffonde l'idea che il capo dello Stato desideri che sia siglato il papocchio Pd/M5S, mentre sarebbe infastidito dalla possibilità che il M5S torni a dialogare con la Lega per far ripartire un governo gialloverde. Non è così. Il presidente sa bene che il suo ruolo non è quello di tifoso e infatti non risulta che egli si muova in questo senso. Non sono solo la sua mitezza di carattere e il suo rifuggire dai protagonismi, ma è soprattutto la sua profonda cultura costituzionale che lo rende un vero garante super partes. Infatti la sua esternazione alla fine dei colloqui con i partiti, è stata perfetta e ha rappresentato con equilibrio la situazione: «Nel corso delle consultazioni appena concluse, mi è stato comunicato da parte di alcuni partiti politici che sono state avviate iniziative per un' intesa, in Parlamento, per un nuovo governo; e mi è stata avanzata la richiesta di avere il tempo di sviluppare questo confronto». Si trattava, con tutta evidenza, del tentativo di dialogo che stava nascendo fra Pd e M5S e il presidente lo ha registrato nei suoi colloqui. Poi ha aggiunto: «Anche da parte di altre forze politiche è stata espressa la possibilità di ulteriori verifiche». E in questo caso si trattava della disponibilità della Lega a considerare - come subordinata rispetto alle elezioni anticipate - una ripresa del dialogo con il M5S. Come si vede ha detto tutto. Non c' è nessuna dietrologia da fare. Le posizioni dei partiti che si confrontano e dialogano sono la fisiologia della democrazia. Leggi anche: "Al Colle è scontro tra Mattarella e il suo braccio destro". Bisignani, la "manica lunga" e la spaccatura sul premier La fisiologia democratica - Certo poi i cittadini, gli elettori e i giornali rilevano la maggior coerenza di questo o quel partito, ma anche questo fa parte della democrazia. A volte dimentichiamo che la democrazia e la libertà hanno, come loro legge fisiologica, la discussione, la polemica, lo scontro. Sembra confusione e caos. Ma invece è vita. Non credo che sia preferibile la dittatura dove è sicuramente tutto silenzioso e ordinato: è il silenzio e l' ordine dei cimiteri. La democrazia e la libertà possono permettersi le chiassose discussioni nell' agorà, nella pubblica piazza, perché poi c' è un punto fondamentale di sintesi che è sottratto alle contese e alla faziosità e si tratta appunto delle istituzioni, a cominciare dalla massima istituzione che è la presidenza della Repubblica. Per questo è così prezioso l' equilibrio e la neutralità del capo dello Stato e il presidente Mattarella - che sa benissimo tutte queste cose - interpreta proprio questo prezioso ruolo. La cui bussola è il Parlamento: «Sono possibili soltanto» ha detto il presidente «governi che ottengano la fiducia del Parlamento, in base a valutazioni e accordi politici dei gruppi parlamentari su un programma per governare il Paese. In mancanza di queste condizioni la strada da percorrere è quella di nuove elezioni». Il contesto sociale - Dentro questo quadro di regole costituzionali poi c'è da tener conto della vivace realtà sociale italiana e non è facile davvero il compito di Mattarella in questo momento storico. Anche perché il nostro è oggi un Paese che nella stragrande maggioranza (fra il 60 e il 70 per cento) vorrebbe votare e che nelle ultime elezioni - quelle europee - ha espresso una cospicua maggioranza per il centrodestra. Se dovesse nascere il governo più di sinistra della storia italiana, nel momento in cui il popolo italiano esprime il massimo del suo orientamento per il centrodestra, si creerebbe un fossato preoccupante fra governo e Paese. Che potrebbe produrre tensioni. Ci sono poi le pressioni internazionali, specie le invasioni di campo dell'Ue, che a volte sembrano prefigurare un Paese commissariato, ridotto a colonia. C' è per esempio chi ha scritto che da Bruxelles spingono per un governo giallorosso e addirittura che «avevano già fatto riservatamente sapere che erano pronti a fare concessioni in tema di conti pubblici» mentre con un governo gialloverde «ci sarebbero solo "lacrime e sangue"». Ma sono fake news. Chi può mai sospettare l' Ue di un' interferenza così pesante e meschina? Chi può sospettare l' Ue di voler usare con tale faziosità la questione dei conti pubblici per determinare da Bruxelles un assetto di governo in un Paese libero e democratico? Anche se c' è qualcuno che sospetta si deve sapere che comunque a smontare l' austerità teutonica imposta dalla Ue adesso sarà la Germania stessa perché ha bisogno, come la Francia, di spesa pubblica per affrontare la recessione. Quindi cambia il vento anche a Bruxelles. E si aprono prospettive nuove. L' Italia è un grande Paese e noi - che siamo sempre ipercritici con noi stessi - dobbiamo prendere atto che l' Italia è anche una democrazia viva e solida, è un Paese ordinato e pacifico. Per capirlo basta confrontarci con i cugini d' oltralpe: in Francia per mesi è andata in scena una dura rivolta sociale di massa, repressa pesantemente dalla polizia di Macron, che è un presidente minoritario nel Paese e mal sopportato. Lì lo scontro fra Paese reale e governo è forte. In Italia non è così e dobbiamo far di tutto perché non si scavi, anche da noi, un analogo fossato fra Istituzioni e Paese reale. di Antonio Socci

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