Silvio Berlusconi, lo sfogo: "Giorgio Napolitano non mi darà mai la grazia"
Altri tempi quelli in cui Silvio Berlusconi tuonava contro i giudici, chiamava alle armi i suoi contro la magistratura. Ieri, venerdì 11 luglio, il giorno della richiesta del Pg di Milano di 7 anni per il processo Ruby e il rinvio a giudizio di Bari, il Cav è apparso a chi gli stava vicino stanco, preoccupato, ma soprattutto senza una linea precisa per la controffensiva. La chiamata - Uno stato d'animo che viene testimoniato dalla telefonata tra lui e Giovanni Toti. "Presidente adesso preparo un tweet da far riprendere alle agenzie stampa per dire che la requisitoria del Pg fa acqua da tutte le parti", gli avrebbe detto il suo consigliere politico secondo il retroscena del Corriere della Sera. "Giovanni", gli avrebbe risposto l'ex premier, "a me non cambia nulla. Se ti va di farlo, fallo. Ma tanto, per quello che serve". Toti ovviamente l'ha mandato, così come tanti altri dirigenti di Forza Italia, ma è significativo lo sfogo del Cav con gli intimi che stavano ieri pomeriggio a Villa San Martino: "Figuratevi se non sono preoccupato di una condanna nel processo di Milano. Chi non lo sarebbe?". "Manterrò la parola" - Nonostante l'assedio, il timore di una nuova durissima condanna e della conseguente revoca dei servizi sociali, il leader di Forza Italia è determinato a non venir meno al patto del Nazareno con Matteo Renzi. "Qualsiasi cosa succeda, ero e resto un leader politico responsabile. Di conseguenza per quanto riguarda il patto con Renzi sulle riforme non cambierà nulla. Manterrò la parola data. Succeda quel succeda". E tutti gli occhi sono puntati sul 18 luglio, quando ci sarà il giudizio di secondo grado nel processo Ruby. "Succeda quel che succeda". Corsa quirinalizia - Anche perché se rompesse, svanirebbero definitivamente anche quelle labili speranze sulla grazia che molti dei suoi, tipo Paolo Romani, stanno nuovamente ventilando in questi giorni. Una speranza sulla quale però poche ore fa la sfiducia aveva preso il sopravvento. "In questo momento quella strada non è percorribile", si sarebbe sfogato il Cav. "Con Napolitano al Colle la grazia non arriverà mai". Sì, ma dopo Napolitano, magari già in autunno, arriverà qualcun altro. Ed è anche per questo che Berlusconi vuole rispettare gli accordi con Renzi: nel Patto del Nazareno c'è l'Italicum, il Senato ma anche l'elezione del prossimo capo dello Stato. E chissà mai che non si possa trovare un nome di sintesi che possa accogliere le richieste di Berlusconi. Un nome su tutti, quello di Giuliano Amato. Forse, per Berlusconi, l'appuntamento politico cruciale è la prossima corsa al Colle.