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La suora "porno" finita sotto l'Inquisizione: scriveva poemi erotici per le sue donne

Eliana Giusto
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Era coltissima, intelligente, autodidatta. Ed è stata la più grande poetessa erotica del Seicento. Ma non era una donna qualunque, era una suora. Già, perché Juana Inés de la Cruz, messicana, scrive Dagospia, era morbosa, appassionata: scrisse ardenti poemi amorosi per María Luisa, moglie del nuovo viceré. E quando perse la protezione dei regnanti, che si erano trasferiti in Spagna, divenne bersaglio della Chiesa e dell'Inquisizione. Sonetti d'amore - Le tolsero il permesso di consultare libri e di pubblicare, così lei firmò la sanguinosa confessione: "Tra tutti, io sono la peggiore". Ma ora un libro in uscita - Selected Works - la libera di nuovo pubblicando i sonetti del suo amore non corrisposto per una inafferrabile donna. Le poesie della suora erano infatuazioni pericolose. I suoi versi sono di gelosia, ossessivi, carnali. Descrivono il collo, i fianchi, le membra della sua adorata. La poetessa è un'avida schiava: "L'amore, mia signora, non trova in me alcuna resistenza e manda in fiamme il mio cuore esausto", "Amarvi è un crimine per cui non farò mai penitenza. Non importa se voi eludete i miei abbracci, mia cara, perché il solo mio pensiero può imprigionarvi".

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