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Grillo e gli insulti a Napolitano: "Morfeo", "carampana", vecchio "in Maserati"

Il leader del Movimento 5 Stelle salirà al Colle per le consultazioni. Incontro da seguire, dopo anni di offese e sberleffi

Giulio Bucchi
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Avete presente il Napolitano di Maurizio Crozza subito dopo il voto? Un presidente della Repubblica terrorizzato dalla furia pauperistica e anti-Casta del leader del Movimento 5 Stelle. "Fra quanto arriva Grillo? Mettiamo la libreria Ikea", ordinava un terrorizzato Re Giorgio/Crozza ai suoi corazzieri. "Tranquillo presidente, non arriverà prima di un mese", gli rispondevano. Bene, quel giorno è arrivato. Grillo salirà al Colle da Napolitano per esprimere la posizione dei 5 Stelle sul futuro governo. Ma cosa gli dirà, nel dettaglio? Di sicuro, un no secco a Bersani premier. E una proposta, su più punti, di governo grillino che sicuramente il presidente non avallerà. In attesa delle dichiarazioni ufficiali di rito, dopo il colloquio, non ci resta che supporre qualche espressione colorita che il ruspante Beppe potrebbe riservare al presidente della Repubblica. Niente colpi di fantasia, però: negli ultimi anni, infatti, Grillo ha puntato spesso il dito contro il soprannominato Bella Napoli. E i toni sono stati spesso sprezzanti, se non sfottenti. I costi di Re Giorgio - Un rapido elenco di critiche e insulti lo fornisce, tra l'altro, anche il sito Fanpage.it, con comoda cronologia. Si inizia nel 2008, quando Grillo dava del Morfeo al presidente, perché "è come se non ci fosse, stringe le mani e beve il tè". Il tema caldo è quello dei costi del Quirinale, un cavallo di battaglia che va avanti negli anni e viene usato anche nei comizi elettorali, un paio di mesi fa. "Ha tre Maserati, non riesce nemmeno a piegarsi per entrare ma ha tre Maserati", lo scherniva lo scorso febbraio. "Presidente carampana" - L'altro grande fronto di scontro tra i due erano le leggi ad personam di Berlusconi. Nel 2009, per esempio, Grillo scriveva sul suo blog: "Napolitano ha firmato il decreto della legge interpretativa del Governo che rende alcuni italiani più uguali degli altri. Ha firmato di notte, di fretta, mentre gli italiani dormivano (forse per una volta si vergognava anche lui)". E se, pizzica Grillo, dalla parte dello "Psiconano (Berlusconi, naturalmente) si ode uno squillo di tromba, dall'altra risponde un antico suono di carampana". E sul lodo Alfano calava il carico: "Napolitano non è il garante della Costituzione, dopo la sentenza della Corte Costituzionale sul Lodo Alfano, un altro al suo posto si sarebbe dimesso. Lui invece continua imperterrito a firmare".  Colle guastafeste - Dall'estate 2011, poi, Grillo inizia a ingranare la marcia elettorale. E arrivano altri insulti. Nell'agosto 2011, tempo di Meeting di Cl, attaccava: "Ci sono momenti nella Storia di un Paese in cui tutto diventa intollerabile. L'apice è stato raggiunto con il discorso di Morfeo Napolitano a Rimini applaudito da tutto il codazzo dei responsabili della catastrofe economica italiana". Passano due mesetti, Napolitano difende la libertà di stampa e la necessità di aiutare i quotidiani e Beppe sfotte: "Non fai a tempo a goderti una buona notizia che arriva, implacabile, il monito del Colle a rovinarti tutto".  Le punzecchiature del Quirinale - E Napolitano? Zitto zitto, il presidente non è stato. Qualche stoccatina, all'indirizzo di Grillo, c'è stata. La più clamorosa? Proprio all'indomani delle elezioni quando stizzito il presidente commentò: "Non ho sentito alcun boom". Di Grillo, sottinteso. Che sul suo blog calcò la mano: "Boom boom, Napolitano!". Unica tregua, quando il presidente in visita in Germania criticò chi, dalla stampa straniera, definì clown Berlusconi e lo stesso Grillo. E quel chapeau esclamato da Beppe, con tanto di ringraziamento al "mio presidente", suona oggi così strano.

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