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Debenedetti (Pd), multa a Cortina: scappa dal vigile poi si lamenta

Il fratello dell'Ingegnere beccato in sosta vietata, lui vede l'agente e fugge. Poi protesta con giornale e sindaco...

Giulio Bucchi
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  di Alessandro Gonzato Alzi la mano chi, almeno una volta nella vita, non è stato multato per aver infranto il codice della strada. Bene, ora la alzino soltanto quelli che, dopo essersi visti rifilare giustamente una contravvenzione per sosta in doppia fila, l'hanno contestata rivolgendosi direttamente al sindaco del Comune di competenza e al direttore di un giornale. Forse nessuno è arrivato a tanto. Ma ora c'è chi l'ha fatto. Si tratta dell'imprenditore ed ex senatore dei Ds, Franco Debenedetti, fratello di Carlo De Benedetti (sebbene i due scrivano il proprio cognome in modo diverso). Non che non voglia pagare i 58 euro e 70 centesimi che deve versare - briciole rispetto ai 560 milioni che Silvio Berlusconi ha dovuto sborsare all'«Ingegnere» per il cosiddetto  «Lodo Mondadori» - anzi, non vuole sottrarsi alla legge. Ha scritto al sindaco di Cortina d'Ampezzo, Andrea Franceschi, e al direttore del Corriere del Veneto, che ha pubblicato la lettera, per una questione di principio. Perché il vigile che il giorno di Capodanno, attorno a mezzogiorno, l'aveva pizzicato in doppia fila mentre sostava a bordo della sua Audi A3, anziché sanzionarlo avrebbe dovuto semplicemente avvisarlo che lì non si poteva stare. Avrebbe insomma dovuto chiudere un occhio. Forse si sarebbe dovuto comportare come Alberto Sordi nei panni del vigile Otello Celletti, che graziò Sylva Koscina nonostante la bella attrice non fosse in possesso dei documenti di guida. È stato lo stesso Debenedetti, con la lettera indirizzata al Corriere del Veneto (poi pubblicata anche sul sito internet dell'ex senatore), a ricostruire la vicenda. «Alla fine è arrivata!», ha scritto, riferendosi alla contravvenzione. «Ero curioso di vedere se il coraggio del buon senso avrebbe prevalso sulla pavida ottusità». La «busta verzolina», così come ha definito la multa, gli è stata recapitata direttamente a casa. «Stavo armeggiando con la radio, quando alzo la testa e vedo nello specchietto retrovisore un vigile, che stava scrivendo sul suo blocchetto: prima che finisse, metto in moto e mi allontano. Voglio proprio vedere se mi mandano la multa, mi son detto. Me l'hanno mandata». Già, maledetto Celletti troppo ligio al dovere. Eppure, anche secondo l'ex onorevole, l'agente non ha fatto altro che svolgere il proprio lavoro. «Il vigile aveva ragione: non si sosta in doppia fila (anche se, a sottilizzare, è vietata la sosta in doppia fila ma non la fermata, e il vigile mi ha visto fermo solo per il tempo necessario a scrivere metà multa). Non costituivo ostacolo al traffico, via Roma è a senso unico e nella fila di macchine dietro di me ce n'erano di assai più ingombranti della mia A3. Io ero al volante, bastavano due passi e un tocco sul vetro: se lo scopo era rimuovere l'ostacolo, non elevare una contravvenzione».  Poi, nella sua arringa, Debenedetti ha citato un libro dell'Istituto Bruno Leoni intitolato «Sudditi», nel quale vengono evidenziati i difficili rapporti fiscali tra Stato e cittadini, precisando poi che ne manderà tre copie: una al capo dei vigili, una a chi gli ha comminato la multa (povero inflessibile Celletti!), e un'altra al sindaco di Cortina. Per il quale, però, «è un peccato che si affronti il tema del rapporto tra Stato e cittadini solo nel momento in cui si prende una multa». Già. L'ex senatore dei Ds anziché denunciare soltanto ora i reali o presunti soprusi subiti dai cittadini, non avrebbe potuto pensarci prima mentre sedeva a Palazzo Madama?

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