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Lite su Repubblica, Scalfari: "Meglio Napolitano". Risposta piccata di Rodotà: "Modi sprezzanti, io sono un uomo di sinistra"

Eugenio Scalfari e Stefano Rodotà

Lettera del giurista: "Così facendo Scalfari pone una pietra tombale sull'intero Pd, incapace di esprimere qualsiasi nome"

Eliana Giusto
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''Rimango quello che sono stato, sono e cercherò di rimanere: un uomo della sinistra italiana, che ha sempre voluto lavorare per essa, convinto che la cultura politica della sinistra debba essere proiettata verso il futuro. E alla politica continuerò a guardare come allo strumento che deve tramutare le traversie in opportunità". Stefano Rodotà, in una lettera a Repubblica, risponde così all'editoriale pubblicato domenica 21 aprile di Eugenio Scalfari.  Rodotà critica il Pd che ha avuto un atteggiamento ''infantile'' nel considerare inaccettabile la sua candidatura al Colle ''perché proposta da Grillo''. Un criterio, ''che denota in un partito l'esistenza di un soggetto fragile, insicuro, timoroso di perdere una identità peraltro mai conquistata''.  Inoltre ''un'analisi seria del modo in cui si è arrivati alla mia candidatura, che poteva essere anche quella di Gustavo Zagrebelsky o di Gian Carlo Caselli o di Emma Bonino o di Romano Prodi, smentisce la tesi di una candidatura studiata a tavolino e usata strumentalmente da Grillo''. Poi l'affondo: "Non contesto il diritto di Scalfari di dire che mai avrebbe pensato a me di fronte a Napolitano. Forse però poteva dirlo in modo meno sprezzante. E può darsi che scrivendo di non trovare alcun altro nome al posto di Napolitano non abbia considerato che, così facendo, poneva una pietra tombale sull'intero Pd, ritenuto incapace di esprimere qualsiasi nome per la presidenza della Repubblica". 

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