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Bersani tifa per la caduta del governoe parla da candidato premier. Ma non lo è

Pier Luigi Bersani

Nicoletta Orlandi Posti
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Era uscito a pezzi dalle elezioni, ha provato senza riuscirci a dare all'Italia un nuovo governo, ma da qualche giorno sembra aver trovato una verve che mai gli è appartenuta. Dopo la condanna di Silvio Berlusconi, Pier Luigi Bersani parla e a pontifica. "Vorrei che si chiedesse al Pdl se intende essere guidato da chi è stato condannato per evasione fiscale", si era affrettato a commentare non appena la Cassazione aveva emesso il verdetto sul processo Mediaset. E ieri, appena saputo che il Cavaliere aveva assicurato il suo sostegno al governo Letta-Alfano, Bersani ribadito il concetto sperando in cuor suo, forse, che il governo cada. Nel discorso di Berlusconi, ha detto a SkyTg24 "c'è bisogno di governo, ma non si può governare a tutti i costi". "Il fatto principale", ha puntualizzato l'ex segretario Pd, "sta attorno alla domanda se adesso, e per il futuro, il Pdl è in condizione di distinguere le sue responsabilità da una persona che è stata condannata dopo tre gradi di giudizio per un reato molto grave. Se non c'è questa presa di autonomia, vedo un percorso molto molto complicato". Per Bersani è complicata anche la questione di altre maggioranze: "Qualora mai ci fosse l'esigenza di verificare quest'ipotesi toccherebbe al Quirinale. Sento dire dal M5S che sono interessati a discutere di riforma elettorale: noi abbiamo calendarizzato a ottobre la riforma e presentato un progetto di legge a mia firma sul doppio turno di collegio, sarebbe simpatico che il M5S ci dicesse qual è la sua proposta, per cominciare di discutere di qualcosa che la gente possa capire e possa portare a qualche risultato utile".

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