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Travaglio, quando si tratta di giudicinon è più manettaro

Il vicedirettore del Fatto quotidiano Marco Travaglio visto da Benny

Lucia Esposito
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Quando ci sono di mezzo i giudici il manettaro Marco Travaglio cambia parere. La toga in questione è Antonio Esposito, il presidente della sezione feriale della Corte di Cassazione che ha pronunciato la sentenza di condanna per frode fiscale contro Silvio Berlusconi. Nel suo editoriale di oggi, martedì 13 agosti, titolato "Csm, sordi, ciechi e muti", il vicedirettore del Fatto sottolinea come nessuno si sia mosso per difendere il giudice stesso dalle accuse de Il Giornale (Il riferimento è alle rivelazioni di Stefano Lorenzetto che ha detto di aver sentito Esposito infangare il Cav, alla notizia dell'incarico all'Ispi e alle accuse di eccessivo protagonismo).  La proposta - "Tace Napolitano, troppo occupato a riflettere sull'"agibilità politica" del pregiudicato e a riceverne gli emissari, tace Vietti solitamente così garrulo. Non tace, purtroppo, il ministro Cancellieri che sgiunzagli gli ispettori come ai tempi Biondi e Mancuso, mentre il Csm apre un fascicolo discilinare contro Esposito". Secondo Travaglio il procedimento è "illegale" in quanto "l'ordinamento giudiziario 96/2006 sanziona "le dichiarazioni o interviste che riguardino soggetti coinvolti negli affari in corso di trattazione" non quelli chiusi da sentenza definitiva". Travaglio quindi denuncia la solitudine del giudice Esposito, l"dato in pasto ai linciatori da chi, per legge dovrebbe difenderlo". Da qui la conclusione: se il Csm non se la sente di fare il propriio dovere, tanto vale scioglierlo. Peccato che il Csm sia anche l'organo di governo autonomo della magistratura ordinaria al quale spettano le assunzioni, le assegnazioni e i trasferimenti, le promozioni ma anche i provvedimenti disciplinari nei riguardi dei magistrati. 

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