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Renzi, prima di asfaltare il Pdl asfalta le buche di Firenze

Matteo Renzi

Il sindaco pensa a Palazzo Chigi e lancia la sfida al centrodestra. La sua città si ribella: occupati delle strade

Giulio Bucchi
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Va bene che questo si è presentato a tutto il mondo come il rottamatore, ma non è che uno deve portare la macchina dal carrozziere una volta la settimana perché girando per Firenze se l'è sfasciata saltando su una voragine. A quanto pare, il capoluogo toscano vanta un primato svizzero, nel senso che presenta un manto stradale con più buchi di una forma di emmenthal. Per averne conferma basta guardare il materiale fotografico raccolto da Massimo Sestini che pubblichiamo in queste pagine (le immagini in realtà sono molte di più, per motivi di spazio ne riportiamo una selezione). A giudicare dagli scatti, non ci sarebbe da stupirsi se nei crateri aperti a Firenze si trovassero  incauti ciclisti precipitati anni fa e poi smarritisi nei sotterranei, dove sopravvivono cibandosi di radici, tuberi e muschi prima di darsi, irreparabilmente, al cannibalismo. Guarda le foto delle buche di Firenze   Le betoniere - La situazione appare ancor più imbarazzante se si tiene conto che nei giorni scorsi, alla festa del Pd di Sesto San Giovanni, Matteo Renzi ha dimostrato di avere una grande passione per betoniere e bitumi. «Se andiamo alle elezioni», ha dichiarato, «asfaltiamo il Pdl». Immaginiamo dunque che, se dovesse diventare segretario del Pd, sostituirà immediamente le case del popolo con case cantoniere: tanto sono rosse uguali. Qualcuno, tuttavia, gli ha fatto notare che la sua nuova attività di asfaltatore potrebbe iniziarla riempiendo le caverne che traforano le strade della sua città. Trattasi di Piero Pelù, cantante del gruppo fiorentino dei Litfiba, il quale ha scritto sul suo profilo Facebook: «Siccome so che non asfalterai niente e nessuno, allora come cittadino\ contribuente di Firenze ti chiedo se, finito questo mondiale di ciclismo, sarai in grado di asfaltare (o lastricare) le migliaia di pericolosissime buche che ci sono nelle strade della mia amata città». Certo, nelle sue parole c'è il risentimento di un uomo schierato decisamente a sinistra che non nutre grande simpatia per il giovanotto rampante e tutto sommato moderato (lo considera un «berluschino»). Ma va detto che  non ha tutti i torti, Pelù. Anche se forse poteva precisare che le voragini andavano eliminate prima delle gare ciclistiche, onde evitare sgradevoli precipitazioni di atleti nonché l'introduzione di una nuova specialità per gli amanti delle due ruote: lo slalom.    Il sindaco, dal canto suo, ci ha tenuto a precisare che negli ultimi quattro anni «le buche che abbiamo coperto non hanno avuto paragoni rispetto ai 40 anni precedenti». Probabilmente Renzi si riferiva alle falle del Partito democratico, anche se colmarle risulterebbe impossibile per chiunque. Buona fede - Comunque sia, continuiamo a confidare nella sua buona fede.   Poiché da qualche tempo la dicitura «sindaco di Firenze» gli serve più che altro per far scrivere qualcosa sotto il suo faccione quando appare in tivù, siamo sicuri che Matteo non ha idea di come siano le strade della sua città. Non gliene facciamo una colpa, era impegnato in imprese ben più complesse e faticose. Se dovessimo scegliere tra partecipare alle feste democratiche di tutta Italia e spargere bitume tra le zaffate del catrame, opteremmo senz'altro per la seconda ipotesi. Almeno non rischieremmo di trovarci in compagnia di Matteo Orfini o Dario Franceschini. O, peggio, di Pippo Civati. E poi, diciamola tutta. Se Matteo Renzi avesse saputo che le strade della sua città erano piene di buche, avrebbe sfruttato l'opportunità. Intanto, avrebbe organizzato in quattro e quattr'otto un campionato di speleologia per dilettanti, in attesa di ospitare i prossimi mondiali di nuoto (alcune aperture nel terreno rispettano gli standard olimpionici). Poi,  alla prima visita fiorentina di Massimo D'Alema, avrebbe individuato la voragine più grande  e profonda e  - senza farsi notare - ce l'avrebbe spinto dentro. Nella speranza che non ne riemergesse mai più.

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