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Massimo Giannini, Tulliani e Montecarlo: "Troppo facile prendersela con Fini ora, dovevate...". L'ha detto davvero

Giulio Bucchi
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"Troppo facile sparare contro Gianfranco Fini adesso che non conta più niente", bisognava avere il coraggio di farlo quando "aveva in mano il Paese". Sì, Massimo Giannini lo ha detto davvero. L'ex vicedirettore di Repubblica, oggi editorialista del gruppo L'Espresso, nel 2011 era uno dei più attivi e solerti difensori dell'allora presidente della Camera, fresco di rottura con Silvio Berlusconi e (per questo) meritevole di una difesa d'ufficio degli anti-Cav nella questione casa di Montecarlo. Chi come Libero e il Giornale aveva osato puntare il dito contro il sospetto conflitto d'interessi che aveva portato l'appartamento donato ad Alleanza nazionale nella disponibilità del cognatino del leader di An, Giancarlo Tulliani, passava alla storia come "macchina del fango". Giannini, su Repubblica, era tra i più attivi nell'additarci. Sei anni dopo, e con una inchiesta giudiziaria che rischia di schiacciare Fini e Tulliani, proprio l'ex vicedirettore accusa il sistema d'informazione odierno, che infierisce su Fini ma che non aveva "denunciato allora l'evidente abuso di potere di Gianfranco Fini". Praticamente, un'auto-accusa, visto che come ricorda Paolo Bracalini sul Giornale nel 2011 Giannini scriveva questa roba qua: "È la berlusconiana fabbrica del fango, che attraverso l'uso scellerato dei giornali di famiglia e l'abuso combinato di servizi e polizie sforna dossier avvelenati contro amici e nemici del presidente del Consiglio. Da qualche giorno, com'era ovvio dopo la sacrilega rottura umana e politica con il padre-padrone del Pdl, il fango ha ricominciato a sommergere copiosamente Gianfranco Fini per la vicenda del famigerato appartamento di Montecarlo ereditato da Alleanza nazionale, rimesso sul mercato e poi finito nella disponibilità del cognato dello stesso presidente della Camera".

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