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Eleonora Giorgi, "sono orgogliosa del mio lifting": irriconoscibile. Lo choc, ecco com'è oggi

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Maria Pezzi
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Bastassero due punture, una bleferoplastica, una pompatina alle labbra, per sconfiggere la depressione e le psicopatologie, saremmo in un mondo pieno di facce da gatto e occhi tirati. Oddio, in effetti non è un quadretto tanto distante dalla realtà L' attrice 65enne Eleonora Giorgi sostiene questa teoria e la mette in pratica con orgoglio. Mostra fiera il volto rifatto e suggerisce che il Sistema Sanitario Nazionale dovrebbe garantire a tutti il ritocco come ricetta per la felicità e l' autostima. In un mondo in cui le celebrità si fanno le labbra a canotto e infilano due uova sode al posto degli zigomi, salvo poi negare l' evidenza, la Giorgi nuota controcorrente. Al settimanale Chi racconta il suo disagio nel guardarsi allo specchio, l' incapacità di accettare il suo aspetto e l' età che passa e infierisce sul volto. Leggi anche: Striscia, colpo bassissimo alla Tatangelo Problemi comuni a tanti. C' è chi prova sconfiggere i tormenti attraverso l' analisi, chi comprandosi la Maserati, chi "ammazzandosi" di corsa, chi con dieci gocce di Xanax. Alla Giorgi basta una visita dal chirurgo, che in effetti richiede meno energie rispetto ad anni di terapia, e meno soldi di una Maserati. Lo sfogo - «Non mi riconoscevo più. Sono una donna vitale e l' immagine non corrispondeva più a quello che sentivo dentro», si sfoga l' attrice con il settimanale diretto da Alfonso Signorini, «avevo il disperato bisogno di somigliarmi il più possibile». Il miglior intervento, dice l' esperto Marco Klinger, è quello che c' è ma non si vede. Nel caso di Eleonora Giorgi, il medico non si è trattenuto: «Mi è preso un colpo! Ero così gonfia che quasi speravo di tornare come ero Ma poi passati i primi giorni non avevo più dubbi: avevo fatto la scelta giusta. In un attimo mi sono rivista di nuovo bella». Poi la frase che grida vendetta: «La Asl dovrebbero passarlo a chi è depresso». Anche perché rifarsi costa ormai "meno di quanto si pensa" (chi più spende meno spende, cara Eleonora). Klinger, e altri colleghi, credono nel "diritto alla bellezza". Ci sono showgirl latine che si punturano con la stessa nonchalance con cui noi del popolo facciamo la tinta dal parrucchiere. Basta farlo bene. Secondo un' indagine americana del 2018, la decisione di ricorrere al chirurgo è sempre più precoce: si registra un boom tra le under 30, così come tra le ragazze dai 13 e ai 18 anni. L' accettazione di sé è ormai un optional quando c' è la possibilità di cambiare faccia, seno, naso, glutei, tutto sommato senza particolari sforzi. Guardarsi allo specchio e vedere una nuova ruga, la guancia che casca, o il collo che crolla, manda in crisi, a volte fa gelare il sangue; c' è chi ha gli strumenti e la volontà per pensare ad altro, c' è chi non se ne fa una ragione. Non è solo questione di età - Non è sempre e solo una questione d' età. Una si vede la fronte incartapecorita, va a farsi il botox, la pelle diventa più liscia, lei si piace di più, la serotonina torna in circolo. Un ritocco moderato non è da condannare, ma spesso si preferisce diventare mostri che diventare vecchi; la televisione è piena di Ken Umani, Barbie, Asie Nuccetelli, Albe Parietti. Non molto tempo fa l' attrice e doppiatrice Simona Izzo era apparsa da Bruno Vespa a Porta a porta quasi irriconoscibile, piallata. Spiegò, con naturalezza: «Ho fatto un refresh, mi sono data una rinfrescata. Che male c' è. Avevo già fatto un lifting otto anni fa. Non capisco chi si meraviglia del motivo per cui le donne vogliano stare bene con se stesse». Su una che ammette il "tagliando", dieci lo nascondono o se ne pentono. Nicole Kidman, Simona Ventura, Renee Zellweger, Gwyneth Paltrow: in tante hanno smesso o rinnegato il "vizietto". «Odio il fatto di aver avuto la necessità di alterarmi fisicamente per sentire che sto bene», ha rivelato Jane Fonda, «vorrei non essere così. Adoro le facce facce vissute. Ho adorato il viso di Vanessa Redgrave, vorrei essere più coraggiosa, ma sono quella che sono». Come lei, tante altre donne. Ma anche uomini. di Alessandra Menzani

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