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Alessandro Sallusti: "Di Imane Fadil l'unico veleno è quello di Marco Travaglio contro Silvio Berlusconi"

Cristina Agostini
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"Di avvelenato, nel caso della modella marocchina Imane Fadil", c'è solo "il clima fetido creato attorno alla tragica vicenda dai soliti giornalisti odiatori di professione e dai gazzettieri di magistrati sempre a caccia di inchieste mediaticamente appaganti", attacca Alessandro Sallusti nel suo editoriale su Il Giornale in cui se la prende soprattutto con Marco Travaglio: "Siccome la ragazza aveva partecipato ad alcune serate ad Arcore, ecco che per forza nella sua prematura scomparsa doveva esserci lo zampino di Silvio Berlusconi o di chi per lui, come dato per certo nei giorni scorsi da Marco Travaglio, uno che vede trame e complotti ovunque e che sforna una condanna definitiva al giorno su tutto tranne, pura coincidenza, che sulle malefatte grilline, per le quali vale la presunzione di innocenza fino a sentenza, ma forse anche dopo". Leggi anche: Imane Fadil, una nuova tragica ipotesi. Morta avvelenata? No: "Cosa non hanno considerato" Peccato, sottolinea Sallusti, che "per parlare di omicidio" sia "un po' poco". Mancano l'arma e il movente. E poi è "vero che la ragazza era teste nell'ennesimo processo Ruby contro Silvio Berlusconi, ma la sua posizione era già stata giudicata assolutamente marginale dai giudici che, per questo, avevano respinto la sua richiesta di costituirsi parte civile".  Insomma, "Fadil è morta per cause naturali, spiace, ma capita. Quello che non doveva succedere dopo è stato l'avventarsi come sciacalli affamati sul suo martoriato corpo per provare a dare un' altra spallata a Berlusconi".  

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