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Morte Imane Fadil, slitta ancora la perizia decisiva: che cosa c'è dietro?

Caterina Spinelli
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La perizia per accertare le cause della morte di Imane Fadil slitterà nuovamente. I magistrati guidati dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano hanno infatti concesso ai consulenti una proroga fino alla prossima settimana. Tutto sulla morte di uno dei testimoni chiave del processo Rubyter (a carico di Silvio Berlusconi e di altre protagoniste delle serate, accusate di falsa testimonianza) sembra ancora un mistero. Il lavoro dell'equipe coordinata dall'anatomopatologa Cristina Cattaneo - riferisce Il Fatto Quotidiano - prosegue con analisi dagli esiti sempre negativi. Dopo l'esclusione di sostanze radioattive nel corpo della donna, tutto il resto viene analizzato e poi scartato. Compresa l'ipotesi dei metalli pesanti, cercati a più riprese ma non trovati in quantità mortali. Leggi anche: Al processo Ruby è chiamato Vittorio Sgarbi Motivo, questo, per cui la perizia richiede lunghi tempi di attesa. Il quesito, a cui l'equipe medica è stata chiamata a rispondere, prende in considerazione più aspetti: si va dall'avvelenamento per intossicazione da metalli, pista che pare scartata, fino alla morte naturale per una malattia rara (si era ipotizzata anche una forma rarissima di aplasia midollare). Si prova tutto. Anche un' intossicazione da otturazioni dentali in mercurio o in piombo, magari eseguite in Tunisia, paese di origine della Fadil. Lo scorso 26 marzo era iniziata l'autopsia, ma gli accertamenti degli esperti sul cadavere della giovane sono iniziati solo dopo che esami più approfonditi avevano escluso la presenza di radioattività negli organi della modella, radiazioni che erano state, invece, rilevate in analisi sulle urine e sul sangue. 

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