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Carlo Nordio: "Nelle intercettazioni russe non c'è nulla contro Matteo Salvini"

Cristina Agostini
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Chi se la prende con «i magistrati» in generale, prima di aprire bocca dovrebbe ricordare che tra loro ci sono personaggi come Carlo Nordio. Classe 1947, una vita passata in toga, come procuratore aggiunto a Venezia si è occupato di Brigate rosse, sequestri, tangenti ai partiti. È in pensione da due anni e ha da poco dato alle stampe il suo libro migliore, "La stagione dell' indulgenza e i suoi frutti avvelenati". Vi scrive cose crudelmente vere, ad esempio che «ormai la Chiesa è più una organizzazione equa e solidale che una dispensatrice di speranze escatologiche», oppure che «tanto è facile entrare in prigione durante le indagini, da presunti innocenti, quanto è difficile restarci dopo la condanna, da colpevoli conclamati». Dotato di una cultura anglosassone e liberale, non ha problemi ad andare controcorrente rispetto ai tanti (suoi ex colleghi inclusi) che oggi individuano in Matteo Salvini il nemico della democrazia da abbattere a colpi di machete giudiziario. Subito dopo la vicenda di Carola Rackete, lei ha scritto che «la concentrazione di imbarcazioni ong diretta alle nostre coste è troppo massiccia per essere casuale, ed anche senza evocar complotti è ragionevole pensare che la strategia per mettere in difficoltà il nostro Paese sia ben più raffinata di quella rappresentata dalla singola capitana». Parole forti, dottor Nordio, tanto più se dette da uno che le pesa ed aborre la cultura del sospetto. Cosa significano? Chi ha interesse a indebolire la sovranità italiana? «Una coincidenza è una coincidenza, ma due coincidenze sono un indizio e tre fanno quasi una prova. Vi è stata, in quei giorni, una concentrazione tale di ong e una spavalderia nello sfidare le nostre leggi che è più facile pensare a una strategia pianificata, piuttosto che a una serie casuale. Molti Paesi hanno interesse a destabilizzare il nostro governo, e questo può esser ritenuto un mezzo efficace». Da pm, lei si occupò dei finanziamenti al Pci-Pds da parte delle coop rosse. Che idea si è fatto, adesso, della trattativa condotta da Gianluca Savoini con i russi nell' hotel Metropol? C' era dietro un tentativo di finanziamento illecito alla Lega? «Le conversazioni diffuse non evidenziano trattative di tangenti, e ancor meno di finanziamenti alla Lega. Si parla di affari con una banca che, a quanto ho letto, ha un bilancio da pizzeria. La procura di Milano indaga da mesi, e non ha ipotizzato il reato di finanziamenti illeciti. Infine, e come al solito, quando si tratta di intercettazioni diffuse a spizzico, c' è il rischio che vengano selezionate in modo interessato per colpire qualcuno». C' è l' altra questione, riguardante chi ha registrato quella conversazione e l' ha recapitata al sito BuzzFeed. L' ipotesi che in quell' albergo qualcuno diverso dai servizi russi riesca a compiere un simile lavoro è poco credibile. Lei quali mani e intenzioni ci vede dietro? «Le ipotesi sono molte, ma oggi i sistemi di intercettazione, anche a distanza, sono tali e tanti che chiunque può esserne stato l' autore. Con queste captazioni di conversazioni vale l' ammonimento di Richelieu: "Datemi una lettera e un paio di forbici e ne farò impiccare l' autore"». Si stupirebbe se, dopo quella consegnata a BuzzFeed, dalla Russia arrivassero altre rivelazioni su Salvini? «Mi stupirei se ci fossero intercettazioni "di" Salvini, non se ci fossero "su" Salvini. Il modo migliore per compromettere un uomo politico è parlar male di lui sapendo di essere intercettati». Leggi anche: Salvini, una confidenza pazzesca: "Sì, posso farlo". Vede l'ultimo sondaggio, elabora un piano diabolico Peraltro l' inchiesta aperta sulla vicenda moscovita non sembra avere scosso minimamente gli italiani: nei sondaggi la Lega continua a crescere. Non crede che questo sia dovuto anche alla scarsa credibilità della magistratura, oggi ai minimi storici? «È vero che la credibilità della magistratura è ai minimi storici, soprattutto dopo le vicende di Palamara e del Csm. Ma in questa vicenda la magistratura non c' entra. La procura di Milano è stata ed è estremamente riservata e prudente. Piuttosto è assai scarsa la credibilità del sito che ha diffuso l' intercettazione che peraltro, ripeto, pare rivelare ben poco». Nell' occasione si è rivista la voglia dei partiti di usare le inchieste giudiziarie come clava contro gli avversari. Consegnandosi acriticamente nelle mani dei magistrati, il cui errore è contemplato dal diritto italiano almeno sino alla sentenza definitiva, la politica contribuisce al proprio discredito? «Certamente sì. Si dice che la magistratura è invasiva, e magari qualche volta lo è. Ma è stata la politica, in questi ultimi venticinque anni, a fare incredibili passi indietro, dimostrandosi supina nei confronti dei giudici, e soprattutto provando a estromettere l' avversario valendosi delle indagini. Sperando cioè, per dirla con Winston Churchill, che il coccodrillo mangi il nemico, mentre alla fine il coccodrillo mangerà anche lui». A questo proposito, non trova il caso di Armando Siri un pericolosissimo precedente? È stato costretto alle dimissioni un membro del governo solo perché indagato: cosa accadrà nel momento in cui la stessa cosa toccherà a un premier o a un ministro di primo piano? Non si compromette, in questo modo, anche la serenità del lavoro dei magistrati? «Sì. È stato un grave errore perché confligge con la presunzione d' innocenza e con l' autonomia della politica. Ed è anche vero che responsabilizza il magistrato in modo anomalo. Se io so che l' informazione di garanzia che sto per spedire in quanto atto dovuto farà cadere un ministro, o un governo, o magari la legislatura, mi sento investito di un ruolo che eccede le mie funzioni, e altera la mia serenità». Mentre il governo litiga, nessuno pare prestare attenzione al fatto che dal primo gennaio entrerà in vigore la norma che, in pratica, abroga la prescrizione. È stata una mossa scellerata rinunciare a un principio cardine dello Stato di diritto? «La riforma della prescrizione non solo è sciagurata e probabilmente incostituzionale, ma sortirà l' effetto contrario a quello sbandierato, perché allungherà i processi in attesa della sentenza definitiva, con grave danno delle vittime in attesa di risarcimento». La riforma del processo penale, in qualche modo non ben definito, dovrebbe compensare la cancellazione della prescrizione. Cosa rischiamo se la sconquassata maggioranza gialloverde non riesce a correggere le regole del processo? «Non credo che la riforma della prescrizione entrerà in vigore, perché Salvini ha dichiarato solennemente che essa dovrà essere accompagnata da una riforma radicale del processo. E sono convinto che questa non si farà entro l' anno, sia per mancanza di tempo, sia per le diversità di vedute dei due alleati». di Fausto Carioti

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