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Elisabetta Alberti Casellati, trionfo legale: si mette in tasca 200mila euro netti, sdegno al Fatto quotidiano

Giulio Bucchi
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In pochi minuti nelle tasche di Elisabetta Alberti Casellati sono finiti 200mila euro netti. Soldi dovuti, sia chiaro, ma al Fatto quotidiano saltano sulla sedia e s'indignano. La questione è il vitalizio maturato dalla forzista, presidente del Senato, nei "tre anni e spicci" in cui ha lasciato il Parlamento in quanto "membro laico del Consiglio superiore della magistratura". In ballo c'è "il divieto di cumulo tra la pensione da senatrice e lo stipendio che gli ha versato ogni mese il Csm" (eletta nel 2014, si era dimessa in anticipo per ricandidarsi alle politiche 2018), un divieto contro cui si è espresso il Consiglio di Garanzia di Palazzo Madama e per questo al Fatto parlano già di "conflitto d'interessi". A scongelare il vitalizio inizialmente negato alla Casellati è stato dunque l'organo formato da Bruno Alicata (presidente, di Forza Italia come lei), Salvatore Torrisi (poi passato con Angelino Alfano), Giuseppe Cucca e Rosanna Filippini (Pd) e Francesco Molinari (M5s, poi passato a IdV). Una lunga battaglia con l'amministrazione di Palazzo Madama terminata con la sentenza che dichiara "illegittimo l'articolo 6 del Regolamento" perché "il divieto di cumulo tra l'assegno vitalizio riconosciuto ai senatori cessati dalla carica non può legittimamente operare nel caso in cui l'incarico attribuito all'ex senatore sia privo di connotazione politica e presupponga, invece, l'assoluta indipendenza del soggetto nominato dal potere politico", proprio come la poltrona da membro laico del Csm presuppone.

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