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Elisabetta Trenta e la polemica sulla casa: "Mi serve un'abitazione grande, ho una vita di relazioni"

Caterina Spinelli
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Elisabetta Trenta tenta invano di spiegarsi. Dopo la polemica sulla casa da ministro assegnata (come un escamotage) al marito, il maggiore dell'Esercito Claudio Passarelli, la grillina rilascia al Corriere giustificazioni a dir poco ridicole. Prima tra tutte? "La casa grande mi serve, ho una vita di relazioni, non posso andarmene". Peccato però che l'ex ministro della Difesa una casa ce l'abbia già. L'unica differenza è che l'appartamento di proprietà dello stato si trova in una zona rinomata e per nulla popolare. Questo le consentiva, all'epoca in cui rivestiva un ruolo istituzionale, "di svolgere le sue attività in un posto sicuro". Insomma, un posto molto più ricco e sfarzoso del quartiere Pigneto di Roma, che lei stessa ha ricordato "essere luogo dove si spaccia droga e dove la strada non ha vie d'uscita". Leggi anche: Elisabetta Trenta e la casa, Luigi Di Maio imbarazzo tra i grillini: "Tengo a precisare una cosa" Alla faccia dei Cinque Stelle contro la casta. Ma quello della pentastellata sembra - solo a lei - a tutti gli effetti un atto di generosità: "Se avessi lasciato quell'alloggio di servizio per trasferirmi in un altro avrei dovuto fare un doppio trasloco visto che quello di mio marito era a carico dello Stato. Invece così lo Stato ha risparmiato". La Trenta ha ora tre mesi di tempo per andare via, sempre che il marito in veste di "aiutante di campo di un generale" non ottenga il permesso di rimanere in quell'appartamento. D'altronde - spiega al Corsera la stessa Trenta - il marito non è più demansionato dato che la moglie ha perso il ruolo da ministro. Sì, ma non i suoi privilegi. 

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