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Servizio Pubblico, il monologo di Santoro: una supercazzola da antologia

Michele Santoro

Zio Michele scatenato: parla di creature nere, Forconi, Grillo, Napolitano, larghe intese e Berlusconi Guevara. Se l'Italia è confusa, lui non sta meglio

Giulio Bucchi
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E nessuno dica che i monologhi di Michele Santoro a Servizio Pubblico non fanno riflettere. Per esempio, la copertina di questa sera, giovedì 12 dicembre, fa riflettere eccome. Nel senso che Zio Michele inizia, parla, sproloquia. Forconi, Napolitano, Grillo, Pd, Berlusconi, Che Guevara. Pensieri in libertà, e uno ascolta, riflette, si domanda. "A Santo', machestaiaddì?". Per una sera il Teletribuno, che ha sempre fatto della sua eloquenza un po' arruffata un marchio di fabbrica, ha preferito vestire i panni di Nichi Vendola. Oppure aveva passato il pomeriggio a riguardarsi la trilogia di Amici miei al posto che scrivere testi e scalette con Marco Travaglio, Sandro Ruotolo, Giulia Innocenzi e altri autori e collaboratori. Perché il risultato finale è una supercazzola d'antologia. E pure Santoro s'è dato alle supercazzole. #evabbuò #ServizioPubblico— Nonno Zucconi (@ZucconiPark) 12 Dicembre 2013   Al di là della buona volontà o dei pregiudizi che siano, risulta effettivamente difficile capire dove volesse andare a parare Santoro. Il titolo del suo editoriale è suggestivo: "E' nato nu criaturu, è nato niro". E uno si aspetta: chi è questa creatura? Renzi? I Forconi? Ed è nero perché di ultradestra? Oppure perché un fenomeno eccezionale, inclassificabile? Probabilmente la risposta è: tutto questo, e anche di più. Nel calderone di Michele ci finiscono innanzitutto i giornalisti: "L'indipendenza se non ce l'hai nessuno te la può dare. E se ce l'hai nessuno te la può togliere", è l'epidittica affermazione autoassolutoria. E quindi, in uno slancio a tratti blasfemo, incalza: "Le critiche ai giornalisti? Come dire che Vittorini e Sciascia non erano indipendenti, perché hanno lavorato all'Unità e pure Marco Travaglio per un po'. Come dire che Grillo è schiavo dei partiti perché ha preso i soldi per andare a Sanremo". Mah... Anche stasera alla neuro si chiedono quale paziente sia il ghost writer di #santoro #serviziopubbico— Luigi Oliveri (@Rilievoaiace) 12 Dicembre 2013 Ma all'ordine del giorno c'è naturalmente la protesta di piazza riunita intorno ai Forconi. "Sta nascendo una creatura nera nera. Colpa di Napolitano? Ma no, direbbe che ci ha provato a tenere insieme i partiti", prova a inzigare il Teletribuno, che già lascia intuire come siano le larghe intese il tappo, malriuscito, al malessere degli italiani. Che più vedono inciuci, più si arrabbiano. E scendono in piazza, senza bandiere di partito. O meglio, senza schieramenti precostituiti. "Chi la porta la responsabilità di questo strano miscuglio di autotrasportatori, contadini, tifosi che stanno marciando su Roma al grido di Tutti a casa!?". Di risposta ce n'è più d'una: la crisi, l'inettitudine dei politici e, causa e conseguenza delle prime due, il populismo. Santoro vorrebbe spiegare tutto questo in poco più di due ore. Ma se il punto di partenza è un passaggio del tipo "Silvio c'è nel senso di Guevara", allora le considerazioni da fare sono due. Primo: Il guaio non è solo il populismo in sé, ma pure i populisti, peggio se parlano in video davanti a milioni di persone. Secondo: essere populisti non significa dimenticare la consequenzialità logica di un ragionamento. Per essere un capopopolo, devi farti capire bene. di Claudio Brigliadori

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