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Coronavirus, Antonio Socci: "Ecco l'ultimo regalino di comunisti e rigoristi", siamo rovinati

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Antonio Socci
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La crisi del coronavirus è un emblema perfetto della fase storica che viviamo dal crollo del Muro di Berlino. Tutti i nodi stanno venendo al pettine. Per anni è stata esaltata la globalizzazione, l' interdipendenza e la fine delle frontiere. Si è spezzata la catena della produzione facendo della Cina la fabbrica del mondo: così ci siamo de-industrializzati e siamo diventati dipendenti da una mostruosa tirannia comunista, che è ormai la prima economia del mondo. E proprio la Cina ha esportato dappertutto il virus. Molti virus vengono da là e ovviamente - essendo la Cina il centro economico del pianeta - questo virus ha volato, sulle ali dell' economia, nelle zone più interconnesse con quel Paese. Infatti come è arrivato in Europa? Lo ha spiegato un articolo di Riccardo Luna, ieri, su Repubblica: attraverso la Germania («il virus arriva in Italia dalla Baviera»). Eppure a passare per l' untore del mondo è stata l' Italia, mentre i tedeschi fanno i pesci in barile. Emblematica questa «fregatura» dell' Italia. In fondo cosa è accaduto alla nostra economia negli ultimi 30 anni? Nei primi anni Novanta eravamo la quarta potenza industriale del mondo: dal '91 al '99 la produzione industriale italiana è cresciuta del 13 per cento e quella tedesca solo del 3. Poi arriva l' euro e dal 2000 al 2018 quella italiana è precipitata del 17 per cento, mentre quella tedesca è cresciuta del 27 per cento. Così ci hanno accusato di essere il malato d' Europa imponendoci tagli e peggiorando la crisi. Ma la nostra malattia è l' euro (che ci fu presentato come una medicina).
Torniamo al coronavirus. Cosa è successo in Italia? Si è individuato il focolaio prima di tutti gli altri e con maggiore efficienza grazie - come sempre - al genio italiano. Come rivela l' intervista che ieri Repubblica ha fatto ad Annalisa Malara. È questa anestesista di Codogno che, a proposito del famoso paziente uno di Codogno, ha intuito acutamente che c' era il virus. Lo ha capito grazie ad un' ottima formazione medica e lo ha scoperto malgrado «i protocolli italiani» che «non giustificavano» il tampone a quel paziente (è stata autorizzata, ma se «me ne assumevo la responsabilità»). Quindi non solo è stato assurdo dire - come ha fatto Conte - che «una gestione non del tutto propria secondo i protocolli in ospedale ha contribuito alla diffusione del virus», ma è vero il contrario: si è scongiurata un' epidemia molto più virulenta proprio perché medici molto in gamba hanno compreso che occorreva andare oltre quei protocolli. In questo episodio c' è tutto il caso italiano: il genio della nostra gente e la pochezza dell' élite. Un altro fatto emblematico. Perché la prospettiva è cupa? Perché - com' è noto - avremo bisogno di molti posti in terapia intensiva e già ora mancano. La Lombardia sta facendo da scudo all' Italia intera e riesce a farlo perché è la sanità migliore, ma la situazione in Italia è da tempo drammatica.

Negli ultimi otto anni i governi succubi della Ue hanno fatto tagli alla Sanità per 130 miliardi, mettendola in forte stress. E oggi davanti al coronavirus ci troviamo ad arrancare. Dovremmo riflettere seriamente sui tagli fatti per inseguire i famosi parametri europei, penalizzando la Sanità che oggi tiene botta solo grazie al lavoro eroico di medici e infermieri. Anche questa vicenda è figlia di questo tempo disgraziato. Dovremmo capire finalmente che la salute, il lavoro e il benessere vengono prima degli ottusi, insensati e devastanti parametri di Maastricht. E dovremmo agire di conseguenza per affrontare l' impatto economico catastrofico del coronavirus. Invece continuiamo a subire l' incapacità di questo governo di uscire dai diktat della Ue. Conte infatti ha annunciato che, per affrontare l' epidemia, andrà col cappello in mano a Bruxelles a chiedere (ai tedeschi) di poter spendere 4 o 5 miliardi di soldi nostri. Primo: 4 o 5 miliardi sono nulla rispetto a quello che dovremmo mettere in campo. Secondo: non siamo più un paese indipendente, abbiamo perso totalmente la nostra sovranità e non possiamo neanche più affrontare una grave epidemia senza chiedere il permesso alla Ue. Viene da chiedersi: prima della vita dei nostri cittadini viene l' obbedienza alla Ue? Questa è la metafora perfetta degli ultimi 25 anni in cui ci siamo consegnati alla Ue, ovvero alla Germania, come colonia, rinunciando alla nostra indipendenza, alla nostra moneta e al nostro benessere. Questo ventennio ha portato al collasso la nostra economia e la crisi del coronavirus sarà il colpo di grazia. Ancora una volta: grazie Europa, anzi grazie all' europeismo nostrano. In Europa non hanno ancora capito le dimensioni drammatiche di questa epidemia e forse capiranno solo quando e se esploderà pure da loro. Per l' Italia non si scomodano, se non con una ridicola e inutile «flessibilità» sul deficit dello 0,2 per cento. Un nulla. Ma questa crisi potrebbe far saltare la stessa Ue. Anzi, un autorevole economista, Ashoka Mody, ha scritto in questi giorni che la concomitanza della crisi italiana con quella cinese potrebbe innescare una crisi globale catastrofica. Fra l' altro Mody scrive: «In due decenni, da quando l' Italia ha adottato l' euro, gli italiani sono diventati più poveri. L' economia del paese permane in una recessione economica quasi perpetua».
Adesso dobbiamo capirlo. Se non ora quando?

 

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